Le donne di Kabul e le donne di Mersin hanno trasformato il dolore del lutto in ribellione
Hanno sfidato le regole religiose che vieta loro di partecipare al rito della sepoltura…
Hanno sfidato le regole religiose che vieta loro di partecipare al rito della sepoltura…
Nel carcere di Opera un uomo si suicida. Si chiamava Ioan Gabriel Barbuta, aveva 39 anni, era rumeno. Aveva una condanna all’ergastolo…
Mai più. Questo si era detto all’indomani del naufragio del 3 ottobre 2013 in cui morirono 368 persone: donne, uomini, bambini e ragazzi. A un anno di distanza a Lampedusa superstiti e familiari si erano ritrovati insieme…
A Mosul, seconda città dell’Iraq, nelle mani degli uomini dello Stato islamico migliaia di libri sono stati bruciati. “Incitano all’infedeltà…”
“Omicidi deliberati commessi da alcuni Stati e dai loro agenti”. È la pena di morte secondo papa Francesco, che…
Nudi, in fila nel cortile del centro di accoglienza di Lampedusa. Ecco come l’Italia tratta i suoi migranti, i sopravvissuti del naufragio del 3 ottobre davanti ai quali tutti abbiamo detto “mai più”. Il servizio di Valerio Cataldi del Tg2 ha strappato la maschera degli italiani
Ora sono tutti d’accordo. Questi morti non ci dovevano essere. Gli altri, i 25mila degli ultimi 20 anni invece potevano andare. Era necessario che morissero in massa sotto i nostri occhi, a centinaia, giovani, uomini, donne, bambini perché l’Italia
Questa volta li abbiamo visti. Stesi uno vicino all’altro, sotto i teli di fibra sintetica che brillano sotto il sole caldo, lungo la spiaggia di Catania. I corpi di chi è morto nel disperato tentativo di raggiungere la terra della speranza sono sotto i nostri occhi. Questa volta non sono finiti nel cimitero blu del Mediterraneo, insieme ai pesci di cui ogni tanto condividono la sorte finendo nelle reti dei pescatori. Questa volta sono sotto i nostri occhi e nelle fotografie di questa estate 2013. La loro morte non è solo nei racconti dei compagni di viaggio, nei loro sguardi carichi di tutto l’orrore che hanno visto, nella paura che si portano addosso
L’appello di Giusi Nicolini (nella foto) ricorda quello di un’altra donna, Jella Lepman. Giornalista, rifugiata a Londra