Reporter senza frontiere: il giornalista ucraino Maxim Levin giustiziato dall’esercito russo

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“Morte del giornalista ucraino Maks Levin: prove di un’esecuzione da parte delle forze russe” è il titolo dell’inchiesta esclusiva di RSF che ha raccolto prove in Ucraina sull’esecuzione del giornalista ucraino Maks Levin e del suo amico e soldato Oleksiy Chernyshov per mano dei soldati russi.
L’indagine partita dal villaggio di Moshchun, situato a una ventina di chilometri a nord di Kiev, bombardato massicciamente all’inizio di marzo quando i russi hanno cercato di impadronirsi della capitale ucraina. È stato nella foresta ai margini di questa località che il 1 aprile 2022 sono stati ritrovati i corpi di Maks Levin e Oleksiy Chernyshov e la Ford Maverick carbonizzata di proprietà del giornalista. Sul posto i proiettili e le carte d’identità.
“L’analisi delle foto della scena del crimine, le osservazioni fatte sul posto e le prove materiali recuperate indicano chiaramente un’esecuzione che potrebbe essere stata preceduta da un interrogatorio o anche da atti di tortura.” Ha dichiarato il Segretario generale di RSF Cristoforo Deloire, che ha poi aggiunto: “dobbiamo lottare per la verità e per identificare i responsabili.”
La delegazione Rsf è stata ricevuta dal procuratore generale e dal capo del dipartimento investigativo per i crimini commessi contro i media di Kiev che hanno acquisito le prove raccolte sul campo e una chiavetta USB con le foto scattate da Patrick Chauvel sulla scena del crimine.
Secondo Patrick Chauvel, coautore dell’inchiesta, il giornalista stava cercando le prove delle prime vittime della guerra forse contenute in un drone finito nelle mani dell’esercito russo.
Maks Levin è uno dei 32 giornalisti uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione. L’ultima vittima è un giornalista francese di BFM TV Frédéric Leclerc-Imhoff, ucciso il 30 maggio mentre si trovava a bordo di un convoglio umanitario.
L’inchiesta di RSF scaricabile

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