Venezia: Abete non ascolta i lavoratori di Cinecittà

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I lavoratori di Cinecittà rappresentati da Massimo Corridoni (RSU) hanno dibattuto per la prima volta con Luigi Abete Presidente di Cinecittà Studios, gestore dal 1997 degli storici stabilimenti, sul futuro dei 220 lavoratori e del cinema italiano. Organizzatori dell’incontro l’ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), per cercare una soluzione del piano industriale lanciato dal presidente dell’azienda Luigi Abete e le rivendicazioni dei lavoratori.

Ad ascoltare e discutere c’era una folta platea istituzionale e di operatori del settore, composta da Nicola Borrelli (Dg Cinema Mibac), Roberto Cicutto, (Ad Istituto Luce Cinecittà), Francesco Maselli (Anac), Gennaro Migliore (Sel) e Vincenzo Vita (Pd).

Abete con piglio esuberante ha dichiarato: “Non vogliamo, ma se dobbiamo licenzieremo”. Il suo pensiero non cambia, anche quando piovono critiche nei suoi confronti, per la preoccupazione che così facendo e minacciando solo licenziamenti, si possa distruggere un patrimonio culturale. Il cinema è un’altra industria, ma lui non lo sa.
Abete insiste sul fatto che la sua azienda paga 2,7 milioni l’anno di affitto allo Stato, e che quello della “cementificazione” e del “parco divertimenti all’interno degli studios” è solo un “fantasma”. Spiega che “il mercato è cambiato, e le scenografie non servono più ai film, per questo è giusto dirottare gli scenografi sui parchi a tema”. Sottolinea che le licenze per avviare il progetto le ha già.

Il lavoratore Massimo Corridori ricorda le 320 ore di sciopero a stipendio zero fino a oggi. E’ scettico e replica:
“Si parla del rilancio del cinema mentre si uccidono le professionalità. Abete dice di aver perso 3,5 milioni su 18 di fatturato senza ammettere il fallimento della sua capacità imprenditoriale”. “Cinecittà è un bene comune, è del Ministero, dei lavoratori, dei registi, dei cittadini, della cultura. Proponiamo di metterci in standby per 6 mesi per ragionare, confrontandoci, su cosa fare per rilanciare Cinecittà, che ha grandi potenzialità”. Infine, arriva l’ultimatum di Massimo Corirossi a nome delle decine di lavoratori in occupazione e sciopero da oltre due mesi: “Noi mettiamo in discussione questo progetto che è la morte di Cinecittà, che la smantella, la spacchetta, la umilia. Se verrà presentato un nuovo progetto con nuovi contenuti, i lavoratori sono pronti ad ascoltarlo. Altrimenti non ce ne andremo.
Il Direttore Generale Cinema MiBAC, Nicola Borrelli, chiarisce: ”Mi preme sottolineare, e togliere da questa confusione, un elemento troppo ambiguo: non c’e’ nessun piano di cementificazione di Cinecitta’ e nessuna deviazione delle attivita’ che da sempre si svolgono negli Studios. Il complesso e’ di proprieta’ pubblica di Cinecitta Luce Spa e del Ministero dell’Economia. Su Cinecitta’ c’e’ un vincolo storico controllato da due ministeri, quello dell’economia e il Mibac, appunto. Luce spa e Studios spa hanno firmato un contratto di sviluppo che comprende la manutenzione e la sistemazione catastale del complesso. Il contratto, ripeto, e’ stato approvato dal Ministero dell’Economia e dal Mibac che vigila e tutela l’immobile”.

L’Amministratore Delegato Istituto Luce Cinecitta’, Roberto Cicutto, suggerisce: ”Dobbiamo aiutare la ristrutturazione reinvestendo nel cinema la parte che ci viene dalla rata di affitto affinche’ si arrivi ad attrarre il cinema”.

Non si possono mandare queste persone a realizzare scenografie anche per centri commerciali. Nessuno ci ha mai chiamato a discutere sul nuovo progetto”, replica Massimo Corridori, rappresentante dei lavoratori di Cinecitta’. Presente alla conferenza stampa anche Vincenzo Vita, senatore del PD, ”ovviamente schierato dalla parte dei lavoratori”.


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