‘Non è civile un paese in cui ogni giorno ci sono morti sul lavoro’ le parole di Flavio Insinna durante L’Eredità

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Nella puntata del 16 aprile de L’Eredità il noto programma quiz condotto su Rai Uno da Flavio Insinna, il presentatore ha trattato ancora una volta il drammatico argomento delle morti sul lavoro.

Quando un concorrente di nome Andrea ha spiegato di essere consulente per un’associazione di categoria in materia di salute e sicurezza sul lavoro, Insinna da sempre vicino alle tematiche sociali ha risposto “…tema delicatissimo, quello che leggiamo ogni giorno sul lavoro è un disastro, non è possibile in un paese che si ritenga civile, che ogni giorno ci siano morti, lo dico con lo strazio nel cuore.  

Questione di cui Insinna si è sempre occupato negli anni e che lo ha portato anche ad essere testimonial per una campagna di sensibilizzazione verso le morti sul lavoro.

Contattato da Articolo21 Insinna ci ricorda che in una sua trasmissione  dal titolo “Per favore parlate al conducente” nel 2013 aveva letto la poesia “Morti bianche” di Carlo Soricelli ex-operaio metalmeccanico in pensione e fondatore dell’Osservatorio indipendente di Bologna sugli infortuni.

Il testo della poesia, profondo e toccante sollecita alcune riflessioni. Soricelli si chiede  “Se la morte è sempre nera, perché quella dei lavoratori diventa bianca?”.

Il bianco è il colore della purezza, del candore, è il colore dell’innocenza, ma diventa una morte bianca quando si tratta di un morto sul lavoro.

Il bianco in questo caso, è solo il colore di un gelido lenzuolo che copre un corpo inerme. Un corpo caduto dall’alto da un ponteggio, o magari un corpo schiacciato sotto una lamiera o carbonizzato in un incendio.

Sono tanti i morti deceduti sul lavoro, eppure se ne parla ancora troppo poco. Spesso si tratta di ragazzi o ragazze con paghe irrisorie o di giovani immigrati che lavorano in nero e senza documenti.

Sono ‘nere’ queste morti e di ‘bianco’ hanno spesso solo la fredda assenza di un colpevole. Assenza soprattutto delle istituzioni che sanno, guardano ma che non hanno fatto molto fino ad oggi.

Le cifre purtroppo ci mostrano un paese nel quale questo tema delle morti sul lavoro meriterebbe più attenzione e probabilmente ulteriori norme sulla sicurezza.

Nel 2021 sono morti 1.404 lavoratori per infortuni sul lavoro, di questi 695 sui luoghi di attività (+18% rispetto all’anno 2020). Ogni 15 secondi un lavoratore muore sul lavoro a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale.

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro, le persone che nel 2022 hanno perso la vita sui luoghi di lavoro sono 182, e le cifre purtroppo sono destinate a salire.

Solo nella settimana santa ci sono state quattro morti sul lavoro in poche ore, in Sardegna, in Trentino, in Emilia-Romagna e in Lombardia.

Venerdì 15 aprile hanno perso la vita un operaio di 23 anni in provincia di Sassari per il crollo di un ponteggio, uno di 39 anni per il cedimento di un solaio a Trento, uno di circa 60 anni travolto dal materiale che stava scaricando da un camion a Cesena e uno di 54 anni nel Bresciano.

Molte sono state le reazioni anche in vista della Festa dei Lavoratori del Primo Maggio.

“Il fenomeno delle morti bianche non accenna a rallentare, anzi i numeri di quest’anno già ci prospettano un aggravamento. Credo che i lavoratori, soprattutto quelli più giovani e forse più inesperti o meno tutelati, stiano pagando un prezzo assurdo in termini di vite ma anche di infortuni. Questa non è la ripresa che si può volere, questo non è un ‘danno collaterale’ accettabile”, ha detto la presidente della Commissione Lavoro della Camera, Romina Mura.

“Tre operai hanno perso la vita oggi mentre svolgevano le loro mansioni. Ancora vite spezzate e famiglie distrutte in un paese dove la sicurezza resta una grande emergenza nazionale. Non si può morire di lavoro. Il Primo Maggio saremo in piazza anche contro questa piaga inaccettabile”, ha sottolineato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

Riportiamo di seguito la poesia di Carlo Soricelli Morti Bianche augurandoci che questo nostro paese chiamato ‘civile’ si assuma le proprie responsabilità e lavori concretamente al fine di meritarsi davvero tale aggettivo.

Perchè la sicurezza sul lavoro è una questione sociale, culturale e politica, in cui bisogna intervenire al più presto con leggi e decreti adeguati, al fine di non dover mai più piangere una morte bianca o nera che sia chiamata.

 

MORTI BIANCHE

Chiamatele pure morti bianche.

Ma non è il bianco dell’innocenza

non è il bianco della purezza

non è il bianco candido di una nevicata in montagna

E’il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli

che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto

occhi spalancati dal terrore

dalla consapevolezza che la vita sta scappando via.

Un attimo eterno che toglie ogni speranza

l’attimo di una caduta da diversi metri

dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni

del trattore senza protezioni che sta schiacciando

dell’impatto sulla strada verso il lavoro

del frastuono dell’esplosione che lacera la carne

di una scarica elettrica che secca il cervello.

E’ un bianco che copre le nostre coscienze

e il corpo martoriato di un lavoratore

E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso

di una vita che si spegne lontana dagli affetti

di lacrime e disperazione per chi rimane.

Anche quest’anno oltre mille morti

vite coperte da un lenzuolo bianco.

Bianco ipocrita che copre sangue rosso

e il nero sporco di una democrazia per pochi.

Vite perse per pochi euro al mese

da chi è spesso solo moderno schiavo.


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