Passaggio del gruppo Gedi ad Exor. Sconvolgente, ma non troppo sembrerebbe

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Sconvolgente, ma non troppo sembrerebbe il passaggio del gruppo Gedi ad Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli-Elkann. Dibattito e commenti generalmente rassicuranti. Come se le sorti di Repubblica e di altre 24 testate, di 3 radio e di 10 portali interessassero gli addetti ai lavori e poco più. Chissà. Forse la crisi della carta stampata è così grave e metabolizzata da non suscitare che emozioni molto deboli e sfiduciate. Salvo, naturalmente, che nelle organizzazioni sindacali, consapevoli che in simili salti sono le persone in carne ed ossa a rischiare. È verosimile che la famiglia di Carlo De Benedetti abbia preferito guardare ad altri settori, attraccando i “gioielli” mediali nel porto sicuro della Exor. Sicuro, chissà, visti i chiari di luna della crisi dell’auto e i contenziosi fiscali. Tuttavia, preme ora rilanciare una vecchia proposta sempre attuale: l’istituzione di uno specifico “Statuto dell’impresa editoriale”, che metta in sicurezza l’autonomia delle testate nei casi dei trasferimenti proprietari. In generale, nella presenza di controlli societari estranei rispetto all’universo informativo. Nelle ipotesi di riforma avanzate dal sottosegretario Martella andrebbe inserito tale obiettivo. Per memoria, a lanciare quell’ipotesi fu il mitico comitato di redazione del Corriere della sera. Anni settanta, quando via Solferino era l’epicentro delle lotte. Ora c’è un passaggio di consegne con Repubblica? Comunque, è necessario fissare qualche punto fermo in vista dell’ecosistema digitale.


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