Cresce la coscienza antimafiosa tra i giovani

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Quest’anno il Centro Studi Pio La Torre ha deciso di ricordare il 36° anniversario dell’uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo in modo del tutto originale. Venerdì 27 aprile 2018 nel Teatro interno all’Ucciardone i detenuti attori reciteranno, diretti da Lollo Franco, un atto unico teatrale scritto da Gianfranco Perriera, su nostra sollecitazione, sui diciotto mesi di carcere che Pio e 140 contadini hanno subito ingiustamente per aver occupato, nel 1950, il feudo S.Maria del Bosco a Bisacquino. I detenuti attori saranno accompagnati nella realizzazione della scenografia dagli studenti del Liceo artistico “Ragusa-Kyhoara” di Palermo e preceduti dal coro della Rete delle scuole “Bab al Gherib”. Subito dopo, sarà intitolato a Pio La Torre il Polo didattico dell’Ucciardone per convalidare il lavoro di rieducazione e reinserimento nella società dei detenuti. Sarà altresì inaugurato il pastificio del carcere e offerta una degustazione di pasta “Ucciardone” del laboratorio “Gigliolab”.

Il Centro si propone d’intesa con l’intelligente direttrice dell’Ucciardone di contribuire, come facciamo con gli studenti delle scuole medie superiori italiane, al loro progetto educativo. Ciò in conseguenza anche dell’esperienza acquisita dal Centro che, con il suo Comitato scientifico nazionale può vantare il contributo di studiosi, accademici e di esperti di scienze sociali e storiche, economiche e giuridiche e può fornire all’opinione pubblica un annuale (siamo all’undicesima edizione) Report sull’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso degli oltre diecimila studenti delle scuole medie superiori italiane.

Riassumendo quanto emerge dal Report e dall’attività svolta durante l’anno, non solo con le scuole ma anche con la società civile, con le associazioni contro la tratta, con i sindacati, la Caritas, i Sindaci, con l’Anci, con le Chiese locali, e con le altre associazioni culturali e antimafia come si è visto con la recente marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia nel suo 35° anniversario, rileviamo:

  1. un consolidamento della crescita della coscienza critica antimafiosa degli studenti;
  2. la riconferma della loro fiducia in primis verso gli insegnanti, poi sulle forze dell’ordine e sui magistrati e la loro quasi totale sfiducia nei confronti di quelle categorie che svolgono ruoli politici e di rappresentanza;
  3. la percezione della negatività (per oltre il 90%) del fenomeno mafioso, del bullismo e del cyberbullismo che indicano anche un malessere generale di una generazione nata e cresciuta negli ultimi decenni di dominio della violenza in un mondo globalizzato. Le guerre locali, la crescita delle diseguaglianze e della povertà interna ai paesi più ricchi e tra questi e quelli più poveri, le tratte dei migranti e delle donne, assieme ai traffici illeciti, alla presenza di economie criminali, insidiano la fiducia nelle istituzioni democratiche di vasti strati sociali diventati sensibili ai populismi e ai rischi di involuzione autoritaria anche in un contesto formalmente democratico;
  4. i giovani confermano che la mafia appare più forte dello Stato per responsabilità politiche della classe dirigente sensibile e permeabile alla corruzione, terreno fertile all’espansione delle mafie;
  5. la presenza delle mafie al Nord e al Sud, pur nelle diverse forme, viene ripudiata, in grande maggioranza dai giovani che non rinunciano a un futuro senza di esse, sanando l’apparente contraddizione tra la sua ineluttabilità e la sua possibile sconfitta culturale, politica, economica;
  6. il 72, 73% dei giovani rifiuta la pratica della raccomandazione.

Su questa base conoscitiva la classe dirigente del paese potrebbe costruire politiche attive di prevenzione della violenza, non solo rafforzando gli strumenti repressivi che già danno prova quotidiana di efficienza, ma quelli culturali, sociali ed economici per superare diseguaglianza, povertà e disagi.

In tanti ci chiediamo se i giovani, e non solo loro, percepiscono la mafia, il bullismo, la loro espansione, come pericolo per la nostra democrazia, come mai nella recente campagna elettorale questi temi non sono stati trattati, tranne qualche lodevole eccezione? L’eventuale risposta ci dirà cosa ci aspetta nel prossimo futuro, che dipenderà soprattutto dalla mobilitazione democratica antimafia per cambiare radicalmente l’attuale modello di sviluppo.


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