Il sindaco Lanzetta lascia dopo l’ennesima intimidazione. “Monasterace ingovernabile”

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È ancora una volta la Calabria delle brutte notizie, di quelle a cui tutti sono abituati ed a cui nessuno fa più caso. Intimidazioni a sindaci, giornalisti, magistrati… a donne che diventano loro malgrado simbolo di una lotta senza voce. C’è voluta la sentenza all’ergastolo per gli assassini di Lea Garofalo per far sì che, dall’otto marzo scorso quando fu indicata come una delle tre donne a cui dedicare la mimosa, la sua foto ritornasse sui media. Eppure si tratta di una donna doppiamente coraggiosa che si è ribellata non soltanto al clan ma al suo stesso marito, difendendo la figlia Denise che all’emissione della sentenza ha avuto la forza di dire:«Giustizia è fatta!». Ma dove è davvero la Giustizia? Dove è lo Stato? Perché si deve arrivare alle sentenze per delle morti sciolte nell’acido quando il grido di quella donna, e di tante altre donne ed uomini si leva alto ma resta inascoltato?.

È come il caso del sindaco di Monasterace, un centro di 3500 anime in provincia di Reggio Calabria, Maria Carmela Lanzetta, 57 anni che dopo ripetuti atti intimidatori ha deciso di dimettersi vista l’ingovernabilità del paese. Nove mesi fa le venne incendiata la farmacia gestita in pieno centro cittadino e qualche giorno fa l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco contro la sua auto, parcheggiata sotto casa. «Quando succedono cose gravi come quelle successe a me in questi mesi, serve una pausa di riflessione, perché esprimere impressioni, alla fine si potrebbe essere smentiti. – ha dichiarato il sindaco in una intervista – Bisogna solo stare fermi, per cercare di capire il contesto e le motivazioni. Certo, è difficile,per un sindaco proiettato a lavorare su diversi fronti, capire la direzione di provenienza di certi gesti. Io penso soltanto di avere sempre amministrato con equità, badando di camminare sempre sulla strada della trasparenza e della legalità. Mi hanno distrutto l’anima, non posso continuare a combattere a mani nude. Mollo perché non sono nelle condizioni di svolgere la mia funzione di primo cittadino. Non solo e non tanto per le minacce e le intimidazioni, ma perché non ho gli strumenti per realizzare ciò che avevo in mente». Tra le dichiarazioni di solidarietà è ancora di una donna la voce che fa la differenza, quella di Angela Napoli, Componente della Commissione Parlamentare Antimafia che ha affermato come «la notizia delle dimissioni di Maria Carmela Lanzetta dalla carica di sindaco del comune di Monasterace, è ormai nota ed è seguita da numerosi attestati di solidarietà, alcuni sicuramente sinceri, altri di mera presenza istituzionale. Personalmente ritengo che gli attestati di solidarietà, anche se divulgati per non far sentire sola la persona che ha subito i vili attentati, servono a poco e fanno solo “sorridere” i criminali responsabili autori di tanta vile audacia. Serve ben altro in questa Calabria martoriata: indagini adeguate, controllo dello Stato, partecipazione attiva dei cittadini e rispetto della legalità. Occorre comprendere lo stato d’animo di una donna, Maria Carmela Lanzetta, nato dopo aver creduto di poter servire la propria Comunità ed aver ricevuto in cambio l’ennesimo gesto di violenza. Siamo certi che le responsabilità di quanto accaduto al Sindaco Maria Carmela Lanzetta siano solo da individuare nell’area prettamente criminale e non anche forse in quell’area che gestisce, in modo non omogeneo e con scarsa trasparenza, lo sviluppo del territorio calabrese?»

Con questo interrogativo si comprende perché non è bastata la fiaccolata in sostegno del sindaco, organizzata dai suoi concittadini a farle cambiare idea e nemmeno gli attestati di solidarietà. Ciò che è difficile da cambiare in Calabria è la mentalità.«È terribile, chiunque messo sotto pressione così si sente debole, incapace. – ha detto la Lanzetta -Non c’è coraggio che tenga di fronte alle pallottole. Io voglio tutelare la famiglia. Il senso delle mie dimissioni sono dettate da motivazioni strettamente personali, né penso che esse debbano passare come una sconfitta dello Stato. La voce, per quanto mi riguarda, torna a i cittadini». Quali cittadini? Quali rappresentanti? Quale classe politica? È una ennesima sconfitta che riparte da un piccolo paese dove tutti si conoscono e che evidenzia quanto, nonostante gli sforzi di chi crede ancora che le cose possano cambiare, resistere comincia a non avere più alcun senso… e così facendo non si corre il rischio di essere un’altra Lea Garofalo.


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