Carcere per i giornalisti e querele bavaglio, Fnsi in audizione al Senato. “Modifiche necessarie subito”

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Procedere con celerità all’approvazione di una legge organica che elimini la pena del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa e intervenga altresì sulle liti temerarie contro i giornalisti. Temi di cui si dibatte da anni ma che in Parlamento non hanno trovato finora spazio per diventare legge. Nel frattempo i dati indicano nelle azioni legali temerarie uno dei bavagli contro la libertà di stampa, strumento di pressione legittimo in questo ordinamento ma profondamente iniquo. E’ stata dunque particolarmente importante l’audizione della Federazione Nazionale della stampa in Senato.Una delegazione della Fnsi ha infatti partecipato all’audizione informale nella sede dell’Ufficio di Presidenza della Commissione Giustizia del Senato nell’ambito dell’esame dei due disegni di legge in materia di diffamazione e liti temerarie che hanno come primi firmatari, rispettivamente, Giacomo Caliendo e Primo Di Nicola. La delegazione, composta dal presidente Giuseppe Giulietti, dal segretario generale aggiunto Vittorio Di Trapani e dall’avvocato Ottavia Antoniazzi, ha auspicato la rapida approvazione delle norme di contrasto alle liti temerarie ed evidenziato l’urgenza di intervenire sui temi della cancellazione della pena del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa e della responsabilità dei giornalisti di testate fallite. «Si è finalmente aperto il confronto fra giornalisti e Parlamento sulle questioni della diffamazione e delle querele bavaglio. Ringraziamo i senatori per l’attenzione e la sensibilità dimostrati e confidiamo che, dopo vent’anni di occasioni perdute, si possa ora giungere in tempi rapidi a dare risposte concrete in difesa della libertà di stampa e del diritto dei cittadini ad essere informati», si legge nella nota della Fnsi. Inoltre anche nel corso di questa audizione il sindacato dei giornalisti ha ribaditola necessità di scongiurare la mannaia dei tagli ai contributi di sostegno all’editoria e la chiusura imminente di Radio Radicale.


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