FORUM ARTICOLO21 – La maledizione del “flusso di notizie”

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Questo intervento arriva dopo il forte, bellissimo contributo di Giorgio Santelli, che non può non essere condiviso a pieno. Mi sono decisa a scrivere, un po’ sull’onda delle notizie che arrivano, ancora una volta, dal canale di Sicilia, un altro barcone naufragato, cadaveri avvistati, e presto lutto e lacrime pubbliche che ci apprestiamo a riprendere e mandare in onda con dovizia di particolari.   Ma scrivo anche per completare il quadro dal punto di osservazione di chi, all’interno di una redazione giornalistica televisiva, fa parte della line che quell’informazione manda in onda 24 ore su 24. Una allnews, appunto, Rainews24, avviata nel lontano aprile 1999 dall’indimenticato Roberto Morrione.

E’ questa una prospettiva particolare sul mondo dell’informazione nostrana, che però fornisce una chiave di lettura indispensabile per capire le trasformazioni, purtroppo non positive, dell’informazione televisiva degli ultimi tempi. E questa chiave di lettura può riassumersi nell’espressione “flusso delle notizie”, quel fenomeno considerato ormai naturale per cui nelle redazioni, al momento in cui arriva una ultim’ora o parte il segnale di una diretta, anziché accendere il cervello e tentare di inquadrare il fatto in un contesto più vasto, o ragionare sul messaggio veicolato dalla diretta, ci si concentra spasmodicamente sulla velocità nel rilanciare il “flash”, la “breaking news”, spesso lasciando la verifica alla presunta attendibilità della fonte, a sua volta giornalistica. Oppure a riprendere e rimandare in onda le sacre parole del potente di turno, che sia un ministro, un esponente di partito, un grande imprenditore, un esperto o un personaggio noto. Un “qualcuno”, comunque.

Allora, ben venga la diretta sulla Costa Concordia (peraltro un evento indubbiamente di rilevanza internazionale), il recupero dei poveri corpi dei migranti morti affogati (soprattutto se sono in tanti), i funerali delle vittime dell’incidente del pullman in Campania, come l’atterraggio dell’aereo papale, e persino, a volte, il corteo degli studenti. A volte. Ben vengano  le cifre incontenibili della disoccupazione o la produzione industriale che cala più lentamente (ma solo nei settori che finiscono in export). E anche meglio, rilanciare i proclami rassicuranti di un governo creato proprio per salvarci tutti dalla crisi e che ha, al primo punto delle priorità, la soluzione alla disoccupazione giovanile.

Ma in questo “flusso di notizie”, è più difficile inserire la spiegazione, la verifica, il racconto della realtà faticosa di quanti vivono senza lavoro, di quanti con il lavoro hanno perso la casa e vivono in auto e in baracca che siano in Italia o in Spagna o in Grecia, quegli “sfigati” non fanno più ‘ascolti’, non sono veicolabili!), o mostrare le scuole fatiscenti, grazie a dieci anni di tagli a istruzione e ricerca, in cui dovrebbero studiare i nostri ragazzi che, alla fine, se ne vanno all’estero, dove non sono considerati “poco occupabili”, come invece ritiene il nostro ministro del lavoro. E’ difficile, sulla proposta di amnistia e indulto, raccontare cosa è successo anni fa, quando uscirono dalle celle in ventimila ma tanti vi rientrarono rapidamente, quelli più abbandonati a se stessi, senza un lavoro, una vita stabile, un aiuto dalle strutture pubbliche, e non solo economico. Perché nelle nostre prigioni ci finiscono preferibilmente i poveri disgraziati, quasi mai i personaggi in vista.

Allora, quelle continue, inarrestabili “ultim’ora” restano inevitabilmente “notizie orfane”, come diceva proprio Morrione, sbattute in faccia al telespettatore frastornato, che non capisce più, tra un altro cadavere ripescato nel mare di Lampedusa, il Nobel appena consegnato, i dati diffusi dall’Ocse e la villa sequestrata al venerabile Gelli, dove stia di casa la realtà in cui deve tentare di sopravvivere. E in questa “vita in diretta” H24 è proprio quella realtà comune a essere scomparsa. Salvo rari spazi, la si vede esiliata in riserve indiane, magari anche importanti (i reportage mirabili di “Presa Diretta” come le inchieste di “Report” o poco più), le Persone sono scomparse dal nostro racconto quotidiano, non parlano più, di loro parlano altri, giornalisti o inossidabili esperti buoni per tutte le stagioni, o il politico di turno.

Ricordo che, dieci anni fa, quando, per conto di Rainews24, partecipavo ai seminari dei progetti europei per l’integrazione degli immigrati nei media, il principio cardine era di inserire il racconto della loro vita, dei problemi ma anche dei successi, delle culture da cui provengono e delle comunità che formano nelle nostre città, all’interno del “mainstream”, del flusso, appunto, delle notizie, perché solo così la loro esistenza sarebbe entrata nel nostro immaginario e loro avrebbero conquistato dignità di Persone, e non più solo di Stranieri. Questo non è successo, almeno qui da noi. Non solo, anche l’esistenza quotidiana di tutti, italiani di origine e non, è diventata “Straniera” ai nostri occhi di giornalisti “di flusso”, impossibile da semplificare in una “breaking news” e fastidiosa per una informazione che ha preso troppo sul serio la missione di emergenza in cui opera il governo delle larghe intese: come coniugare le buone intenzioni dei nostri governanti bipartisan, la necessità da ragion di stato di non disturbare il manovratore con una realtà che, in quanto tale, è sempre complessa, fatta di diversità e sfaccettature, ancora di più ora.

Da questa prospettiva, purtroppo, non riesco a scorgere una via di salvezza. Di salvezza, si, perché tutto questo sforzo di uomini e mezzi (perché lo sforzo e la fatica c’è davvero, vi assicuro, anche se spesa per una causa sbagliata) non serve a salvare una figura, quella del giornalista, che ogni giorno di più perde credibilità. O meglio, la salvezza la scorgo fuori da questa professione, e non mi rassicura: la vedo su internet, nel citizen journalism, nelle notizie che passano di profilo in profilo sui social network. Notizie che poi, sempre più spesso, non compaiono nel flusso informativo, ma che nutrono soprattutto i più giovani. Una fonte inesauribile e indispensabile, tanto più nel panorama di omologazione dell’informazione in cui viviamo, ma altrettanto manipolabile, chi verifica, chi approfondisce, chi spiega? Mi sembra che i termini della questione, alla fine, siano gli stessi.


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