Dimostrazione di coraggio dei giornalisti del Nanfang Zhoumo

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Reporter senza frontiere rende omaggio al coraggio dei giornalisti cinesi che stanno protestando contro le restrizioni alla libertà di informazione, e condanna fermamente la censura di un editoriale pubblicato il 3 gennaio scorso sul settimanale riformista di Guangzhou, il Nanfang Zhoumo (南 方周末) – Il fine settimana del Sud. Intitolato “Il sogno cinese, il sogno del costituzionalismo”, la versione originale dell’editoriale parlava delle speranze di cambiamento per il nuovo anno e chiedeva un governo costituzionale. Il contenuto critico è stato però eliminato dall’articolo ed è stata aggiunta un’introduzione propagandistica.
Lo scorso lunedì la polizia ha concesso l’autorizzazione ad alcune manifestazioni che hanno avuto luogo fuori dal quartier generale del Nanfang Media Group. Segnale che dimostra come le autorità stiano rispondendo con molta cautela alle proteste popolari volte a denunciare gli atti di censura del governo cinese.
“I media cinesi si trovano oggi in un crocevia storico”, ha dichiarato il segretario generale di Reporter senza frontiere Christophe Deloire. “Ci sono state proteste senza precedenti contro la censura oppressiva e queste proteste dimostrano che i giornalisti cinesi, quando agiscono collettivamente e con risolutezza, sono capaci di fare pressione sulle autorità del Paese”.
“Questo atto di censura è indicativo dell’abituale disprezzo del governo cinese nei confronti della libertà di informazione, sebbene sia questo un diritto garantito dalla costituzione cinese. È inaccettabile che il contenuto di un rispettato quotidiano come il Nanfang Zhoumo debba essere censurato dal Partito comunista senza alcun tipo di avviso, solo perché in un editoriale si è osato parlare del ruolo dello Stato di diritto e delle libertà individuali in Cina”, ha aggiunto.
“Il nuovo segretario generale del Partito, Xi Jinping, che diventerà presidente della Repubblica Popolare Cinese il prossimo marzo, dovrà fare un bilancio delle conseguenze della censura in Cina e abolire definitivamente il bavaglio del dibattito politico. È inoltre necessario aprire un’inchiesta al fine di far luce su tutti gli aspetti di questo caso. Le autorità devono consentire al quotidiano di pubblicare la versione originale dell’editoriale e devono porre immediatamente fine alla censura dei commenti che vengono postati online sulla questione”, ha concluso Deloire.
Secondo varie fonti, il capo del Dipartimento di Propaganda della provincia del Guandong, Tuo Zhen, avrebbe apportato cambiamenti significativi all’editoriale, prima che questo venisse pubblicato, eliminando ogni critica implicita all’attuale governo e al Partito comunista e senza avvertire nessuno dei responsabili del giornale. Avrebbe inoltre aggiunto una sua introduzione all’editoriale.
Il caporedattore aggiunto del giornale, Wang Genghui (王更辉), ha condannato tale atto come una “violazione delle regole”.
Il dibattito online è diventato ancora più acceso dopo un messaggio pubblicato domenica sera sull’account Weibo (il Twitter cinese) del Nanfang Zhoumo, negando che vi fosse stata alcuna censura. Dettato dal caporedattore Huang Can (黄灿), tale messaggio ha probabilmente rappresentato il risultato della pressione diretta del management del settimanale.
La piattaforma online di micro-blogging si è ancora una volta affermata come strumento indispensabile per aggirare la censura. L’editoriale originale, infatti, è stato più volte “retweettato” su Weibo, e diversi giornalisti del settimanale hanno pubblicato messaggi denunciandone la sostituzione e annunciando l’intenzione di intraprendere uno sciopero, a partire da lunedì 7 gennaio.
A seguito di ciò, molti di loro si sono visti bloccare gli account Weibo e hanno perciò pubblicato una lettera aperta condannando la censura. Contemporaneamente, una petizione sta circolando online con la richiesta di dimissioni per Tuo Zhen.
In uno sviluppo parallelo della vicenda, il sito web di un giornale cinese liberale, “Gli Annali dell’Imperatore Giallo”, è stato chiuso il 4 gennaio scorso, pochi giorni dopo aver pubblicato un appello al governo per garantire i diritti costituzionali, tra cui il diritto alla libertà di informazione e il diritto di riunirsi.

da http://rsfitalia.org/


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