Violenza, 120 le donne che hanno perso la vita

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La tua donna non è una proprietà e poi cos’è la proprietà? Cosa possediamo in realtà se non il nostro corpo, la nostra pancia, la nostra anima e il nostro spirito? I beni materiali son effimeri, niente rimane immutabile, figuriamoci le relazioni con le persone. Si cambia, è nella natura dell’universo. Ho letto il delirante articolo di Bruno Volpe su pontifex.roma.it  e ancora una volta sento un misto fra sconforto e rabbia. L’autore accusa le donne, poiché andrebbero in giro vestite in modo provocante, di essere istigatrici della violenza che le travolge. Se la prende anche con le vetrine di lingerie. Articoli del genere sono solo un insulto poiché  fanno apparire gli uomini come predatori affamati a cui si fa annusare un piatto di carne che poi gli si nega, come se fossero le persone fossero fatte di bassi istinti,  prive di sentimenti di umanità. Mi ha sempre dato fastidio l’atteggiamento vittimistico di chi si difende per aver commesso un reato, Conte definisce chi violenta una donna un mascalzone, io lo definisco un criminale. Conosco personalmente il sentimento che ti fa accecare davanti ai difetti delle persone, si giustifica tutto, ci si colpevolizza, non si accetta, o non si vede, la realtà. Le persone violente fanno leva sui sensi di colpa, neanche loro riescono a comprendere la semplice distinzione fra il bene e il male, ma a volte c’è chi si ferma e chiede aiuto. Ci sono associazioni come il  Centro Uomini Maltrattanti che si prende in carico uomini autori di comportamenti violenti. Nel carcere di Bollate (Milano) esiste un programma per i detenuti che si macchiano di tali reati. Il primo passo, come per ogni problema comportamentale, è riconoscere di averlo. Ma quanti si fermano a meditare sulle proprie azioni e perché non lo fanno? La cultura del rispetto ci viene insegnata in famiglia e nella scuola solo se la famiglia e gli insegnati sono predisposti a farlo. Sostengo che sarebbe doveroso inserire nelle scuole, fin da quelle dell’infanzia, l’educazione ai diritti umani. Chi agisce con violenza ha passato il segno, manca del semplice buon senso, non è pazzo, non ha semplicemente il rispetto per la vita, vive concentrato sulle proprie frustrazioni e non vede vie di scampo se non quella di piegare chi, secondo lui/lei lo fa soffrire. Quando penso alle persone violente mi viene in mente una parte de la Quinta del Sordo di Goya, quella chiamata Saturno divora i suoi figli. Si può uscire da una mentalità violenta come dalla situazione di vittime solo se si accetta la realtà dei fatti e si chiede aiuto, ma è responsabilità di tutti noi creare una società migliore, non accecata dall’avidità, dall’apparenza, dal mito del potere. Numerosi sono i blog dove viene denunciato l’uso del corpo delle donne come oggetto, molti sono i giornalisti mobilitati contro il Femminicidio, c’è un lavoro immenso di tante associazioni e di tante persone che lottano contro gli stereotipi, in un paese come il nostro, dove siamo costantemente bombardati da immagini che fanno apparire la donna o come una meretrice, o come una perfetta casalinga anni ’50. Siamo tutti molto più complessi degli orrendi luoghi comuni che dicono che tanto “tutti gli uomini sono bastardi” e che “tutte le donne sono troie”. Chi mercifica il proprio corpo spesso lo fa perché è in condizione di schiavitù, altri lo fanno, non perché  abbiano problemi di povertà, ma solo per avere guadagni facili e purtroppo questi personaggi, in una società malata come la nostra, hanno una visibilità che in un paese “normale” non gli sarebbe mai concessa. Guardate questo video:  http://www.youtube.com/watch?v=DEFcEG93150&feature=youtu.be,  personalmente queste cose mi atterriscono e mi chiedo come si possa creare un dialogo con chi pensa sia ganzo usare il sesso per avere cose e chi, come Conte, nega la grande tragedia del Femminicidio usando argomentazioni che riportano la società indietro di anni luce.  Eppure non possiamo arrenderci, anche se spesso a parlare di questi aspetti siamo fra pochi, dobbiamo insistere per le vittime, per i nostri figli, per il futuro del nostro paese. Sforziamoci, a partire dal nostro atteggiamento, di avere maggiore cura e rispetto per gli altri. Io da qualche tempo sto cercando di non usare epiteti che indichino la sessualità delle persone, se uno è stronzo è stronzo a prescindere dal suo sesso e quello che fa con il suo corpo non sono affari miei.

Questo anno si sta per concludere e sono circa 120 le donne che hanno perso la vita per mano del compagno/marito/ex. Ricordo Carmela la ragazza di 17 anni uccisa mente cercava di proteggere sua sorella dall’aggressione dell’ex fidanzato. Ricordo Beatrice  uccisa pochi giorni fa a Montecatini, ricordo Teresa il cui marito ha confessato adesso l’omicidio avvenuto 22 anni fa e non posso non pensare alla scomparsa di Roberta di cui non si hanno più notizie da quasi un anno.

Non voglio un paese così.


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