“Furto di informazione”. Lettera/appello su media e spread

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Le scelte fondamentali di politica economica adottate per fronteggiare la crisi sono nascoste all’opinione pubblica, attraverso un «furto di informazione»… A dirlo, in una lettera-appello, è un gruppo di economisti, giuristi, intellettuali e docenti di diversa estrazione politico-culturale: Alberto Burgio, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luciano Gallino, Giorgio Lunghini, Alfio Mastropaolo, Guido Rossi e Valentino Parlato.

Furto al quale partecipano «le più alte cariche dello Stato» e che costituisce «un attacco di inaudita gravità alla democrazia».
«La politica – scrivono i firmatari della lettera – è scontro d’interessi,
e la gestione di questa crisi economica e sociale non fa eccezione. Ma una
particolarità c’è, e configura, a nostro avviso, una grave lesione della
democrazia». Per i promotori dell’appello «il modo in cui si parla della
crisi costituisce una sistematica deformazione della realtà e una
intollerabile sottrazione di informazioni a danno dell’opinione pubblica.

Le scelte delle autorità comunitarie e dei governi europei, all’origine di
un attacco alle condizioni di vita e di lavoro e ai diritti sociali delle
popolazioni che non ha precedenti nel secondo dopoguerra, vengono
rappresentate, non soltanto dalle forze politiche che le condividono (e
ciò è comprensibile), ma anche dai maggiori mezzi d’informazione (ivi
compreso il servizio pubblico), come comportamenti obbligati
(«non-scelte»), immediatamente determinati da una crisi a sua volta
raffigurata come conseguenza dell’eccessiva generosità dei livelli
retributivi e dei sistemi pubblici di welfare».

Gli otto intellettuali spiegano che «viene nascosto all’opinione pubblica che,
lungi dall’essere un’evidenza, tale rappresentazione riflette un punto di vista ben definito
(quello della teoria economica neoliberale), oggetto di severe critiche da
parte di economisti non meno autorevoli dei suoi sostenitori. Così, una
teoria controversa, da molti ritenuta corresponsabile della crisi (perché
concausa degli eccessi speculativi e degli squilibri strutturali nella
divisione internazionale del lavoro e nella distribuzione della ricchezza
sociale), è assunta e presentata come auto-evidente, sottraendo a milioni
di cittadini la nozione della sua opinabilità e impedendo la formazione di
un consenso informato, presupposto della sovranità democratica».

I sottoscrittori dell’appello non esitano a mettere sotto accusa la
politica e le istituzioni, ai massimi livelli. «Non possiamo sottacere
scrivono che a rendere, a nostro giudizio, particolarmente grave tale
stato di cose è il fatto che la sottrazione di informazione che riteniamo
necessario denunciare coinvolge l’operato delle stesse più alte cariche
dello Stato, alle quali la Costituzione attribuisce precise funzioni di
garanzia e vincoli d’imparzialità».

«Tutto ciò è l’amara conclusione della
lettera costituisce ai nostri occhi un attacco alla democrazia
repubblicana di inaudita gravità, che ai pesantissimi effetti materiali
della crisi e di una sua gestione politica volta a determinare una
redistribuzione del potere e della ricchezza a beneficio della
speculazione finanziaria e dei ceti più abbienti assomma un furto di
informazione e di conoscenza gravido di devastanti conseguenze per la
democrazia».


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