Il coraggio di lottare ancora. In nome di Pippo Fava e di tanti altri “ficcanaso”

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“A che serve essere vivi se non c’è il coraggio di lottare?” A questa frase di Pippo Fava, assassinato dalla mafia giusto quarant’anni fa, sono da sempre molto legato e nella mia testa fa tutt’uno con altre parole, di Gino Strada: se i diritti non sono per tutti, non chiamateli diritti, chiamateli privilegi.

Ecco perché quando qualche mese fa l’amico Paolo Borrometi mi ha proposto di collaborare attivamente con Articolo 21 ho accettato con entusiasmo, sapendo che così avrei anche ritrovato compagni e compagne di strada a cui voglio bene.

Il percorso di militanza sociale e politico che ho fin qui fatto mi ha convinto della centralità della battaglia per la libertà di manifestazione del proprio pensiero, che trova nel dovere di informare e nel diritto di essere informati una declinazione fondamentale.

Il diritto/dovere di informare è diventato l’epicentro più drammatico del conflitto tra accumulatori seriali di potere e cittadinanza: basta seguire la linea del sangue. Ai tempi di Fava venivano assassinati giornalisti, ma anche magistrati, poliziotti, politici, sindacalisti… Oggi no, oggi ad essere assassinati, perseguitati, intimiditi sono quasi esclusivamente i “ficcanaso”, coloro che, con o senza tesserino, cercano di raccontare quello che sanno, convinti che raccontare sia in se’ una forma di giustizia, perché fissare la realtà con qualunque mezzo, impedire che la realtà scivoli via nell’oblio e nella mistificazione è già una forma di resistenza civile, è il presupposto necessario di ogni cambiamento. Ho una personale galleria di “ficcanaso” tolti di mezzo negli ultimi anni, che mi esercito a custodire, riflettendo spesso sulle consonanze esistenti tra le loro traiettorie. Questa galleria comincia con Vittorio Arrigoni ed arriva a Giulio Regeni, Andy Rocchelli, Mario Paciolla, passando per Daphne Caruana Galizia, Jan Kuciak, Peter de Vries.

Comprimere la libertà di informazione è parte di un disegno eversivo proprio di tutte le forze “sovraniste” occidentali, un disegno caro al turbo capitalismo globale che ha capito di non avere più bisogno della democrazia liberare per funzionare.

Opporsi a questo disegno vale sicuramente la nostra vita, Art. 21 lo sa e quindi prendervi parte è sicuramente un buon modo per stare al Mondo.


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