Per la destra la cultura è solo un feudo da conquistare

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Della nomina di Pietrangelo Buttafuoco alla Biennale di Venezia non spaventa il nome, ma terrorizza il metodo e soprattutto il commento di Fratelli d’Italia, il partito di estrema destra al governo del nostro disgraziato paese.

Nemmeno un esponente del partito di Giorgia Meloni ha speso una parola per dire che Buttafuoco è un intellettuale, uno scrittore, un opinionista, che forse si è perfino occupato di cinema. No. Il commento è: è stato sfondato un altro soffitto di cristallo.

Cioè: è stata piantata la nostra bandierina su un altro posto, prendendo volgarmente in prestito una frase coniata negli Stati Uniti per i successi delle donne quando raggiungono i vertici. Per leggere un ritratto esaustivo e anche interessante di Buttafuoco bisogna rifarsi oggi a quelli che la destra chiama, con spregio, i “giornaloni”.

Ma che destra è questa? Ma come può questa destra ancora biascicare sulla egemonia culturale della sinistra? Questa destra l’aggettivo “culturale” lo ignora. La parola “cultura” gli è estranea.

Occupa la Rai con gente squalificata, inadatta, professionalmente inesistente e manda via i suoi punti fermi, le donne e gli uomini dei grandi ascolti e della capacità di fare televisione. Ora dovranno inventarsi i modi più strani per tamponare il disastro dei bilanci di una Rai che perde ascolti come mai accaduto giorno dopo giorno, che ha due reti dove la doppia cifra si raggiunge solo con qualche trasmissione collaudata e forte che, come nel caso di “Report”, puntano a far scomparire!

La cultura non è un feudo o più feudi da conquistare e per la destra invece anche la nomina di Buttafuoco è un passo nella direzione del metodo di occupazione e di acquisizione come proprietà privata di sedi istituzionali e di beni pubblici.

Ogni nomina vissuta come uno scalpo. Non è degno di un paese civile. Non è degno del paese che ha esportato la sua cultura, quella vera, in tutto il mondo. Non è degno dei milioni di italiani che per la cultura si spendono, dalle salette dei cineforum di paese fino alle grandi opere di architettura e alla realizzazione di musei, come quello egizio di Torino, ai vertici delle classifiche di tutto il mondo. Volevano cambiare anche quel direttore. Ovviamente.

Ci tocca sperare nelle capacità personali di Buttafuoco, non certo in quelle dei suoi sponsor politici.

 


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