Il “vizio” di stare in Tribunale accanto ai giornalisti come Paolo Berizzi

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Quel “vizio” di stare accanto ai giornalisti nel tempio sacro della Giustizia continua. E’ accaduto ormai tante volte: da circa dieci anni la Federazione della Stampa entra nei processi dove ci sono giornalisti parte offesa di reati gravi e lo fa per affermare un principio che non sempre viene considerato, ossia che una “lesione” al giornalista singolo, in realtà, ferisce l’intera comunità dei giornalisti italiani. E così la Fnsi ha chiesto ed è stata ammessa quale parte civile del procedimento che vede imputato l’uomo che ha minacciato Paolo Berizzi. Si tratta di Mauro Andrioli autore di affermazioni gravemente minatorie nei confronti dell’inviato di Repubblica; agiva con l’account IG “mauro_tnt”  e per mesi ha scritto che a Berizzi bisognava ammazzarlo, dargli fuoco, annientarlo con le armi. Qual era la “colpa”? Paolo Berizzi scrive ogni giorno del rigurgito (ormai un’avanzata) dei neofascisti in Italia e lo fa in modo documentato, praticamente inconfutabile. Dunque non resta che rispondergli con e minacce; per difendersi da questi attacchi ha chiesto che fosse individuato il titolare dell’account che ora ha un’identità e risponderà di stalking e minacce aggravate nel dibattimento che inizierà il 9 maggio 2024 davanti al Tribunale di Bergamo, aggiungendosi ai 15 procedimenti già pendenti per gli insulti allo stesso giornalista da parte di titolari di altri account. Articolo 21, con il coordinatore dei presidi di Articolo 21, Giuseppe Giulietti era in aula insieme a Lorenzo Frigerio di Libera Informazione a testimoniare della presenza di una rete che insieme alla Fnsi porta avanti un concetto, in fondo, semplice, ossia che le parole d’odio in rete come nella vita reale costano e sono un attacco alla libertà di espressione. “Non si può arretrare di un millimetro di fronte ad aggressioni come questa all’articolo 21 della Costituzione, per questo siamo in Tribunale e ci saremo ad ogni udienza. Articolo 21 avrà anche a breve un suo presidio a Bergamo per poter seguire ancor più da vicino il grave fenomeno dell’odio in rete che infiamma questo territorio, come, purtroppo, molti altri”, ha detto alla fine dell’udienza Giulietti, che da Presidente della Fnsi ha avviato la stagione delle costituzioni di parte civile in Tribunale. “Odiare deve costare, questo vale ancor di più in un momento storico in cui un giornalista non è visto per il suo ruolo di servizio pubblico ma viene additato anche da certi personaggi politici come un obiettivo da colpire”, ha commentato Berizzi dopo la lettura dell’ordinanza del gup. E per Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, “l’accettazione della richiesta di costituzione di parte civile in questo processo è molto importante. Odiare deve costare. Noi siamo al fianco di Paolo Berizzi e contro chi prova ad intimidirlo”.


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