Mikhail Pletnev in concerto: virtuosismi e passione tra Brahams e Dvorak

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Un grande ritorno, quello di Mikhail Pletnev a Roma nell’ambito della Stagione concertistica da Camera 2022/23 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Un concerto in unica data sulle note di Brahams e Dvorak.

Nell’ambito della Stagione concertistica da Camera 2022/2023 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il 12 dicembre la Sala Sinopoli dell’Auditoriom Parco della Musica Ennio Morricone di Roma ha ospitato il concerto per pianoforte di Mikhail Pletnev. Una serata che, complice anche il clima natalizio che si respira nella Capitale, ha regalato un percorso musicale ricco di emozioni, ma anche di grande ammirazione verso uno dei più apprezzati e riconosciuti pianisti della scena mondiale che con la sua passione ed i suoi virtuosismi ha saputo ammaliare il pubblico presente.

Il Maestro, nato in una famiglia di musicisti ad Arkhangelsk (Russia), è entrato ad appena tredici anni nel conservatorio di Mosca, dove ha studiato con pianisti del calibro di Jakob Flier e Lev Vlasenko, ha vinto numerosi premi nel corso della sua carriera: tra questi, all’età di soli 21 anni, il Concorso Internazionale Čajkovskij, tra i più importanti e famosi riconoscimenti riservati ai musicisti classici.  Nel suo palmares anche un Grammy vinto nel 2005. A lui si deve la nascita dell’Orchestra nazionale russa – oggi tra le più importanti al mondo – di cui fu il primo direttore.

Pletnev, oltre ad essere uno straordinario pianista ha anche dato prova di essere un bravissimo direttore d’orchestra, lontano dalle convenzioni di maniera: “… La sua carriera come direttore sembra aver reso il suo pianismo ancora più sinfonico e il suo suono ancora più immaginativo” – Die Welt.

Il Times ha definito le sue esecuzioni come: “nate da una immaginazione virtuosistica e prodigiosa, dalla bellezza quasi scandalosa”, e il London Telegraph, dal canto suo, si è così espresso: “dalle dita e dalla mente di Mikhail Pletnev arrivano idee che rivitalizzano la musica e la riempiono di freschezza e spirito”.

Un grande pianista, dunque, dal rigore formale ma, al contempo, capace di fondere istinto e razionalità, come la scelta delle musiche della serata che hanno saputo esaltare le affinità musicali di un Grande della musica universale come Johannes Brahms con quelle del boemo Antonin Leopold Dvorak, coevo e amico di Brahms.

Tra i brani di Brahms eseguiti: la Rapsodia op. 79 n. 1 e gli Intermezzi op 117, definiti dallo stesso autore come la “ninna nanna dei miei dolori”; a seguire una selezione di Sei pezzi per pianoforti op. 118. Brani questi i cui sono stati inseriti, mirabilmente, alcune delle composizioni più ammalianti di Dvorak, come le Humoresques op. 101, i Quadri poetici e il Moderato in la maggiore.

I brani musicali che hanno impreziosito questa serata “magica” sono stati composti nell’arco di un ventennio, tra gli anni settanta e novanta dell’’800.

Un incontro “pianistico”, quello tra i due compositori, avvenuta in una particolare fase della loro vita compositiva in cui il pianismo più intimo a cui era oramai approdato Brahms incontrava la freschezza dei colori di Dvorak. Il risultato è stato un viaggio emozionante tra le note di oltre un’ora e mezzo, in cui la prima parte è stata contrassegnata prioritariamente dal grande virtuosismo dell’artista mentre la seconda ha lasciato più ampio spazio alle emozioni, culminate in un bis da lasciare estasiati con l’esecuzione del Notturno op.9 n.2 di Chopin.


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