Giamaica, brutalità di Stato e solitudine del cittadino globale

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Introduzione

 

Scrivo sulla Giamaica perchè l’isola rappresenta la perfetta sintesi di ciò che sta succedendo nel villaggio globale neo-liberista. Rielaboro un pensiero di Bauman:“La vista dei poveri tiene a bada I non-poveri rafforzando il loro egoismo dettato dall’incertezza: li spinge a tollerare con rassegnazione l’inarrestabile “flessibilizzazione” del mondo e la sua brutalità, che imprigionano la loro immaginazione, ammanettando ai polsi la facoltà di pensare a un’alternativa.

Essi hanno troppo paura di essere privati dei loro privilegi.

 

Finchè la tendenza rimarrà questa, la possibilità di un modus operandi diverso, piú etico e di una società piú giusta, rimarrà, a dir poco, scarsa e vaga”.

 

Ed è esattamente quello che succede quaggiú quotidianamente, a tutti I livelli della società cosiddetta civile.

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Ho scelto di riportare l’ennesimo omicidio extra-giudiziario con il proposito di evidenziare l’assenza dello Stato, quando abdica alla sua funzione di tutela sociale dei cittadini ordinari – lasciati in balia di sè stessi ad affrontare le spese relative alla scuola dei propri figli e alle cure mediche, essendo tali servizi totalmente privatizzati – non garantendo neanche la loro incolumità.

Ho indagato su un’operazione di polizia dove hanno perso la vita tre ragazzi e altri sei passeggeri di un taxi sono rimasti gravemente feriti, raccogliendo le loro testimonianze e mettendo in luce le menzogne raccontate dagli agenti alla Indecom, l’organo governativo che indaga sugli abusi giudiziari.

 

L’ho raccontata così, come hanno fatto con me le persone coinvolte, per le quali ho richiesto l’applicazione del Witness Protection Program, che Indecom contempla in casi del genere.

 

La notte del terrore

(flavio bacchetta, Clarendon – Jamaica)

 

La sera del 12 giugno, quando il taxi Nissan AD – uno station wagon della portata max di 6 persone – parte da May Pen, capoluogo di Clarendon (forse la provincia piú povera della Giamaica) sono in nove a bordo, piú l’autista. Perlopiú ragazzi, di cui almeno tre minorenni. L’assenza di trasporto governativo nei centri rurali in Giamaica, offre possibilità di lavoro ai privati, che mettono a disposizione dei passeggeri i loro mezzi, spesso carenti di manutenzione, a tariffe modiche. Per poterci guadagnare qualcosa, il sovraffollamento a bordo è condicio sine qua non, per cui 10 persone stipate dentro una macchina costituisce regola, e non eccezione. La strada che porta da May Pen a Lionel Town è la solita groviera di campagna costellata da crateri e pezzi di asfalto mancanti, che attraversa ponti pericolanti.

 

Tanya e Bryan (nomi di fantasia) lei una ragazzina indiana di 15 anni e lui un giovanotto di 17, sono seduti accanto.

Alla loro destra, altri tre ragazzi di 17,19 e 21. Dopo un’ora e mezza di viaggio, compare la sagoma della Chiesa Metodista che precede l’ingresso nel paese.

 

All’incrocio prima della chiesa è appostata un’auto senza contrassegni.

Gli occupanti intimano al taxi di fermarsi, fanno scendere i passeggeri, e si qualificano come polizia, perquisendo l’interno.

Non trovando nulla, danno l’autorizzazione a riprendere il viaggio, poi ci ripensano e inseguono il taxi speronando il veicolo, che sovraccarico e in cattive condizioni, perde il controllo e va a schiantarsi nel campo di canna da zucchero sottostante, mentre uno dei pneumatici usurati esplode con uno schiocco simile ad uno sparo.

 

Sono le nove di sera, è buio pesto lî in campagna, e a quel punto si scatena l’inferno: secondo i passeggeri feriti e gli abitanti della zona usciti in strada al momento della collisione, i poliziotti allarmati dallo scoppio della gomma che scambiano per un colpo di pistola, cominciato a sparare all’impazzata: la gente da me intervistata dichiara 15-20 colpi almeno.

I poliziotti si avvicinano al taxi distrutto.

Tanya è ferita gravemente riversa sul prato,e Bryan la abbraccia cercando di soccorrerla.

Due dei ragazzi accanto a loro sono già morti, ma il terzo è ancora in vita e chiede aiuto.

Uno degli agenti, riconosciuto da Bryan come detective Bradford in forza alla stazione di polizia di May Pen, punta la pistola verso il giovane ferito, che chiede pietà.

Il detective spara, uccidendolo.

Arriva poi l’ambulanza, portando via feriti e cadaveri.Tanya passerà un mese in ospedale. Al funerale dei tre ragazzi, i padri di Bryan e Tanya si incontrano, e il primo confida al secondo il racconto del figlio, che verrà poi confermato alla mia presenza.

La Indecom arrivata sul posto il giorno successivo al fatto, non può incontrare la coppia, perchè Tanya è ancora in coma.

 

La versione della polizia

 

Il rapporto rilasciato dalla JCF (la polizia) alla Indecom è infarcito di balle che l’agenzia ha già in parte smascherato: la prima, che a fermare il taxi sia stata una regolare pattuglia, ma è stato accertato che gli agenti fossero a bordo di un’auto civile.

La seconda, che l’autista non abbia rispettato il segnale di fermarsi, malgrado tutti i passeggeri lo abbiano negato.

La terza, la piú grave, che dal taxi siano stati sparati colpi di arma da fuoco verso la polizia. Asserzione smentita dall’agenzia che non rinviene alcuna arma, mentre sia i passeggeri che i residenti sul posto confermano il madornale equivoco del pneumatico scoppiato, scambiato per un colpo di pistola.

https://www.jamaicaobserver.com/latestnews/_Shattered_dreams,_grief_and_anger_in_Lionel_Town

 

Sarebbe una barzelletta, se non fosse per il fatto che sono morti 3 ragazzi, chi per l’incidente, chi invece ammazzato come un cane, mentre altri 6 sono finiti all’ospedale.

Sia la collisione che la sparatoria sono opera della polizia, la quale così conferma, oltre alla ferocia, anche la sua scarsa professionalità.

La perizia balistica avrebbe già inchiodato il detective, ma per sperare in una condanna serve la testimonianza di Bryan, che non avverrà fin quando la richiesta di protezione non sarà approvata.

La vendetta della polizia nei confronti dei due minorenni è un evento assai probabile.

 

Conclusioni

Il Programma Protezione Testimoni in Giamaica, oltre ad essere carente per la scarsità di fondi elargiti dallo Stato, viene concesso difficilmente, e ciò scoraggia i pochi volenterosi ad esporsi, paventando la rappresaglia poliziesca.

Un altro esempio del disinteresse governativo verso i propri amministrati, è la mancanza di strutture governative che assistano gli individui mentalmente instabili.

Sono i Paria dell’isola, scansati da tutti, familiari compresi.

Alla fine costoro finiscono in strada, a vagare sovente nudi, senza meta nè dimora, rovistando nei cassonetti per sopravvivere.

Pochi giorni fa uno di questi ha ammazzato con una sassata ben centrata un poliziotto che voleva cacciarlo. Ovviamente l’uomo è stato abbattuto dai suoi colleghi.

https://www.jamaicaobserver.com/front-page/tragedy-in-Linstead-cop-killed-by-man-of-unsound-mind-attacker-shot-dead-by-police_232157 Corruzione e ferocia delle forze dell’ordine, assenteismo statale nei confronti della cittadinanza e privatismo spinto all’eccesso, tagliano fuori da una condizione di vita accettabile strati sempre piú larghi della popolazione americana, non è un problema che affligge solo la Giamaica.

Ormai solo Bolivia e Uruguay riescono a garantire un minimo di welfare alle classi piú disagiate, oltre a Cuba che però è fortemente penalizzata da un embargo sempiterno, e dalle ruberie dei suoi burocrati.

Brutalità e corruttela caratterizzano molti reparti della polizia in Messico, Brasile, Colombia, Cile, e ovviamente Stati Uniti.

Lo dimostrano stragi efferate perpetrate ai danni degli abitanti di queste nazioni.

E così subentra la solitudine di chi non ce la fa piú, a cui viene anche a mancare quella solidarietà che era il collante dei paesi in via di sviluppo, oggi minacciata dall’egoismo del ceto medio rampante che si accanisce su chi rimane indietro.

Della serie, si salvi chi può.

 

Libera ripresa da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/01/giamaica-questo-accade-quando-uno-stato-lascia-i-cittadini-in-balia-di-se-stessi/6335295/

 

Postscriptum

 

Una parte di responsabilità di quello che accade in Giamaica, è da attribuire alla mancanza di spessore delle ONG: dalle piú piccole locali a quelle multinazionali, hanno fatto tutte fiasco nel far rispettare i piú elementari Diritti Umani: Amnesty International è venuta qui varie volte, organizzando costosi convegni all’interno di hotel a 4-5 stelle, non badando a spese – pagate con le donazioni – senza mai smuovere di un centimetro le istituzioni.

Questo poiché si è sempre rivolta alle élites locali, non degnandosi MAI di interagire con gli emarginati raccogliendo le loro testimonianze in loco.

Intervistai a suo tempo il rappresentante di AI all’hotel Four Seasons di Kingston, chiedendo quanto segue:

1) Se fossero mai entrati in una comunità disagiata, leggi ghetti urbani o centri rurali poveri, tipo quello dove è avvenuto il massacro da me raccontato.

2) Se fossero mai entrati in quelle atroci galere costruite nel XVII secolo e rimaste tal quali, dove i prigionieri dopo le 18 sono costretti a rimanere in celle prive di toilet infestate di scarafaggi, urinando e defecando fino al mattino successivo dentro bottiglie e fogli di giornale.

3) Se abbiano mai assistito a una delle farse processuali abituali, quando la Corte convoca uno dei poliziotti-killer per rendersi conto almeno di come (non) funziona la giustizia nell’isola.

Risultato: NO a tutte le mie domande, non si sono mai sporcati le mani.

Rivolsi poi una raccomandazione formale, chiedendo loro di essere piú presenti nella problematica del Paese, e mi risposero che interagivano “con i gruppi accademici”.

Non credo ci sia altro da aggiungere.

 

Photocredit © F.Bacchetta


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