Molotov in auto, avvertimento a Floriana Bulfon minacciata dai Casamonica

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Lo stile è quello della mafia che lancia messaggi in codice ben definiti. Nell’auto di Floriana Bulfon qualcuno ha messo una bottiglia di plastica con del liquido sospetto e avvolta in un panno di plastica. I simboli degli avvertimenti contano molto in quel sistema di intrecci di criminalità organizzata ed economia sommersa che la giornalista di Repubblica e L’Espresso ha scandagliato in numerose inchieste, dossier sulla mafia a Roma e sul litorale. Ha raccontato della ingombrante presenza dei Fragalà a Tor Vaianica, seguendo le copiose tracce del pentito Sante che ha descritto bene il fratello Salvatore e le abitudini di questo potente e pericoloso gruppo catanese. Lì, tra il mare e l’immensa città di Roma, le mafie italiane e straniere hanno trovato un modus vivendi e sfruttano traffici di ogni genere, compreso quello della prostituzione. Ma dei business illegali non si butta via niente e c’è tanto spazio di manovra fra la discrezione del lungomare, che per metà del’anno è vuoto, e Roma aperta e a portata di mano. I reportage della Bulfon ci guidano e ci aiutano a capire, spesso i suoi articoli sono delle vere e proprie decodificazioni della realtà dura che pochi vogliono vedere e ammettere. Che il suo lavoro desse fastidio a certi ambienti lo si è capito perfettamente quando ha svelato, per prima, l’aggressione dei Casamonica ai titolari del Roxy Bar a La Romanina. Una storia incredibile che ha poi portato alla attribuzione del titolo di cavaliere della Repubblica a Roxana, la moglie del barista vittima del terribile clan zingaro. E’ successo un anno fa e da allora riflettori accesi sulla Romanina, sulla boria e la violenza esercitati dalla famiglia nomade, sulle difficoltà dei residenti, sulla paura e l’omertà ma anche sulla voglia di riscatto. Senza l’articolo di Floriana tutto questo non sarebbe successo o forse sarebbe successo chissà quando. Visibilmente turbata la giornalista ha comunque già contribuito a fornire ogni indicazione utile agli investigatori della Questura di Roma che si occupano della vicenda. “Continuo il mio lavoro con serenità e rigore. Credo che sia importante andare tutti insieme in posti difficili come sono, appunto, alcuni quartieri di Roma. Più giornalisti ci sono, meglio è”.Un concetto di scorta mediatica che da tempo è diventato il mantra della Federazione Nazionale della Stampa che chiede di illuminare le storie difficili di criminalità organizzata e i luoghi in cui si esercita che, si sa, non coincidono più con le sole regioni del sud e che, nello specifico, riguardano da molto vicino Roma e la sua grande periferia. I metodi sono sempre gli stessi, riconoscibili, e la punizione dei “rompiscatole” anche. Fnsi e Associazione Stampa del Friuli Venezia Giulia hanno espresso immediatamente la loro vicinanza e solidarietà alla Bulfon. “La temono perché è una cronista coraggiosa e rigorosa, che con il suo lavoro contrasta mafie e criminalità”, scrivono in una nota il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, il segretario, Raffaele Lorusso e il segretario Assostampa FVG, Carlo Muscatello. Dello stesso tenore le dichiarazioni del segretario e del Presidente del Consiglio Nazionale dei Giornalisti, Guido D’Ubaldo e Carlo Verna. Domani mattina (10 aprile) alle 12 è fissata una conferenza stampa presso la Fnsi con Floriana Bulfon, peraltro già minacciata nei mesi scorsi.
“Sarà l’occasione per rinnovare l’impegno del sindacato a fare da scorta mediatica alle croniste e ai cronisti che finiscono nel mirino della criminalità – ha ribadito il Presidente di Fnsi, Giuseppe Giulietti – e non ci stancheremo di invitare i colleghi cronisti e i direttori a non abbandonare quei temi e quei territori”.


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