Il film sul clan casertano che sfida il Prefetto e lo Stato – “La casalese” prodotto da Angelo Bardellino

0 0
“Né con la camorra né con lo Stato” è l’incredibile slogan adottato nella discreta ed elegante serata di presentazione di un film che sta facendo discutere sia per i contenuti che per la pubblicità che lo accompagna. Il titolo “La casalese – L’operazione Spartacus” già dice  molto. Però il meglio arriva dalla regia a cura di Antonella D’Agostino, che è anche autrice del libro omonimo, ma è più nota per essere stata moglie di Renato Vallanzasca, e dalla produzione della pellicola, sostenuta per il 25% da una società di Angelo Bardellino, figlio di Ernesto e nipote di Antonio, il fondatore del clan dei casalesi, poi ucciso e sopraffatto da Francesco Schiavone.
Per questo il resto della famiglia, ossia Ernesto e i figli, “ripararono” a Formia negli anni 80 e lì vivono. Angelo è il manager della dinastia, ha una sua società, la Roxyl Music, con cui promuove festival e artisti vari; l’ultima creatura è, appunto, il film sull’operazione Spartacus che, però, si concentra su una donna, moglie di un pentito e sui suoi sentimenti. In altri termini la rivisitazione della più importante operazione contro i casalesi finanziata dal membro della famiglia che lo ha inventato e reso potente, feroce e famoso. Quando la scorsa settimana gli agenti della squadra mobile di Latina hanno visto la locandina con relativi inviti sono saltati sulla sedia e nel giro di 24 ore hanno stilato il rapporto che ha convinto il Prefetto di Latina, Maria Rosa Trio, a firmare l’ordinanza di sospensione dell’evento per motivi di ordine pubblico, Provvedimento regolarmente notificato agli organizzatori. Dunque sembrava tutto saltato. Disdetta la festa presso il ristorante “Villa Caribe”, un locale di Spigno Saturnia in stile “boss dei matrimoni” dove ogni anno si festeggiano cento banchetti di matrimoni altisonanti; per l’evento del film “La casalese” erano pronti lustrini, musica, torta alla panna, tappeto rosso, poi, a poche ore dall’inizio, lo stop della Prefettura. La regista, originaria di Mondragone, terra dominata dai clan, ma con una vita trascorsa a Milano, ha lanciato strali via Facebook, soprattutto contro i giornalisti, mentre l’avvocato di Angelo Bardellino annunciava il ricorso al Tar per sollevare l’illegittimità dell’ordinanza del Prefetto.  Angelo Bardellino, invece, non ha detto una parola e in un giorno e mezzo ha organizzato un altro evento per presentare il suo film, nella stessa data  del precedente, 26 marzo, ma in un’altra location, allo Yacht Club di Gaeta, uno dei luoghi più esclusivi di tutta la costa del basso Lazio, al centro di Gaeta, con una vista mozzafiato e accerchiato da barche milionarie, con un’atmosfera, se possibile, ancora più in della precedente e in barba a tutti i divieti. La serata era una festa privata per inviti selezionatissimi e al tavolo della presentazione gli stessi nomi, un paio di giornalisti, la regista, un avvocato e ovviamente in sala Angelo Bardellino, in abiti impeccabili come al solito, discreto, ricco, incurante dello stop del giorno precedente che, per l’eco sollevata, era valso un post del Presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, il quale cantava vittoria per il blocco del film da parte del Ministero dell’Interno. Invece era in corso una beffa.
La presentazione del film c’è stata  in grande stile come previsto. A festa quasi finita e dopo l’annuncio che la pellicola sarà presentata al prossimo Festival del Cinema di Venezia sono arrivati gli agenti della squadra mobile  che hanno identificato i presenti. Tra questi amici di Bardellino che dopo poche ore hanno detto la  loro contro questo Stato invadente con alcuni post sui social. In fondo si è consumata una sfida tra lo Stato, il Ministero dell’Interno, e Bardellino. Chi ha vinto? Per ora il secondo, che ha fatto “solo” una festa privata per promuovere il film sull’organizzazione creata dallo zio. E per una sera Gaeta, la città fieramente borbonica che vive di mare e turismo, è tornata ai fasti del passato, sì la ‘ Gaeta da bere’ del felici e disgraziati anni 80 quando la camorra uccideva in Campania e se la spassava al mare del golfo laziale. Lì, a pochissime miglia dal luogo della recente festa cinematografica di Angelo Bardellino, furono arrestati sei pericolosi latitanti del clan Moccia, che da quelle parti ha sempre fatto affari e passato il ferragosto. E infatti proprio alla vigilia di ferragosto del 1989 furono arrestati dalla polizia i fratelli Angelo e Antonio Moccia a bordo dello yacht “Engiusi II” tra brindisi con caviale champagne come si confà ad un clan che conta. Quella lingua di terra di Lazio e Campania era cosa loro, casa loro. La mamma, Anna Mazza, nota a tutti come la vedova nera della camorra per aver preso le redini dell’organizzazione dopo la morte del marito, era in soggiorno obbligato a quattro chilometri di distanza, a Formia, in un appartamento che oggi, dopo la confisca, ospita i poliziotti fuori sede. Esattamente 30 anni dopo il set del buon retiro delle famiglie della “camorra bene” si ripresenta invariato, anzi forse ancor più sfacciato se è vero, come risulta, che Angelo Bardellino, si è potuto fare beffa  del divieto del Prefetto, E, di più, nel corso della serata sono stati indicati anche i nemici, i giornalisti ovviamente, definiti “psicopatici” e “borderline” perché hanno osato scrivere del film, della  presentazione dello stop del Prefetto.

Iscriviti alla Newsletter di Articolo21