Le donne tornano in piazza per non tornare indietro

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No al ddl Pillon a difesa dei diritti e le conquiste sociali e civili di questo Paese. Un lunghissimo elenco di associazioni ha organizzato manifestazioni tutta Italia per sabato 10 novembre. A Roma appuntamento in piazza Madonna di Loreto, alle ore 11

Le donne tornano in piazza. Le donne e gli uomini. Per non far tornare indietro questo Paese sul diritto di famiglia: il diritto dei figli, il diritto delle madri, il diritto delle coppie, messi a repentaglio da quello che è ormai noto come il “ddl Pillon”. Un disegno di legge che ostacola la separazione delle coppie in crisi, che mette a repentaglio le donne vittime di violenza, che tratta i bambini come pacchi postali. Sono ormai più di centomila le firme in calce alla petizione contro il disegno di legge 735: “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”. Una petizione in cui si denuncia come la norma proposta sia contraria a tutte le conquiste delle donne fatte proprie dall’Onu, dall’Europa e dall’Italia, a partire dalla Convenzione di Istanbul del 2011, per contrastare la violenza contro le donne.

Ma sono i bambini, insieme alle donne che subiscono violenza (secondo l’Istat il 51% delle separate ha subito violenza dal partner), le grandi vittime di questo ddl: costretti a vivere metà del mese con mamma e l’altra metà con papà (in molti casi il genitore violento), con doppia residenza, con una doppia vita…

Il senatore leghista Simone Pillon (che come programma politico ha sempre dichiarato di “voler rappresentare i valori del Family Day”, di cui è tra gli organizzatori), in una intervista ha spiegato che intende contrastare “la devastazione della famiglia, programmata per indebolire e frammentare il tessuto sociale e soprattutto per portare alla denatalità”: e intende farlo a partire, evidentemente, da uno stop alle separazioni… Perché questo, di fatto, è tra righe del suo disegno di legge, dove si prevede l’obbligatorietà a pagamento di una mediazione familiare per le coppie “scoppiate”, dove si prevede la fine del mantenimento familiare del coniuge economicamente più debole (ricordiamo che, dati alla mano, e nonostante tanta enfasi sul tema, avviene nel 20% dei casi) e soprattutto la fine del mantenimento familiare dei figli (cosa che avviene nel 71% delle separazioni), di modo che i bimbi avranno non solo due case, due vite, ma anche assai spesso due stili di vita diversi… Poveri figli.

Paradossalmente questo ddl apre le porte anche a una cosa che non esiste, contestata in tutto il mondo dalla scienza: l’alienazione parentale (la Pas). Quella su cui da anni punta un movimento di padri separati che fa lobby per introdurre nel nostro ordinamento il concetto che un genitore affidatario può “alienare” psicologicamente il figlio dall’altro genitore. Cioè, solitamente, la mamma contro il papà. E questo nonostante la Società italiana di psichiatria definisca la Pas “priva di presupposti clinici, di validità e di affidabilità”.

Nonostante le proteste, nonostante il vasto movimento che si è creato contro questa proposta legislativa, nonostante le raccolte di firme, il “ddl Pillon” continua ad essere lì, nero su bianco, per cancellare mezzo secolo di conquiste delle donne e delle famiglie.

Per questo un lungo, lunghissimo elenco di associazioni di donne e di uomini, a partire dalla Cgil, da Cisl, da Udi, e Di.Re, e NonUnaDiMeno, e poi Arci, Maschile plurale, Pangea e tante tante altre hanno organizzato manifestazioni in città di tutta Italia per sabato 10 novembre, da Bari a Vicenza, da Milano a Palermo. Quella principale sarà a Roma, in piazza Madonna di Loreto, alle ore 11.

In piazza per dire “NO”:

NO alla mediazione obbligatoria e a pagamento NO all’imposizione di tempi paritari e alla doppia domiciliazione/residenza dei minori NO al mantenimento diretto NO al piano genitoriale NO all’introduzione del concetto di alienazione parentale.

No, soprattutto, a smantellare i diritti e le conquiste sociali e civili di questo Paese.

Fonte: Articolo1

 


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