GIORNATE PER AHED. La resistente palestinese

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Ahed Tamimi, la ragazza palestinese dai riccioli d’oro e lo sguardo fiero, la leonessa che ha osato reagire alla prepotenza dei soldati israeliani che da decenni occupano illegalmente la sua terra e violano i diritti basilari del popolo palestinese, è oggi una prigioniera politica a soli sedici anni. Sarà processata da un tribunale militare come fosse la più grande minaccia per lo Stato, e con i politici che la vorrebbero in carcere a vita, torturata e violentata, perché ha umiliato i soldati con le sue nude mani, e perché insieme alla madre,ha diffuso il filmato via internet. Niente può giustificare la sua incarcerazione, neanche il fatto che abbia schiaffeggiato un soldato armato fino ai denti che era di fronte alla sua casa dove poco prima era stato gravemente ferito suo cugino, rimasto a terra in una pozza di sangue e che dopo si è ritrovato con metà cranio asportato. Fin troppi morti, ha visto Ahed nella sua vita, nata e cresciuta sotto occupazione militare, ha vissuto sulla propria pelle le ingiustizie e la ferocia dei soldati. Nonostante ciò, insieme alla sua famiglia ha sempre combattuto per una pace giusta e dignitosa, attraverso l’unico modo che conoscevano, la non violenza. Il suo villaggio, Nabi Saleh, era conosciuto per il suo attivismo ed è dal 2009 che la gente del paese partecipava alle proteste ogni venerdì, irritando profondamente i soldati, che sparavano e seminavano terrore. Ahed era li, insieme ai pacifisti del suo villaggio e in poco tempo, era diventata il simbolo della lotta non violenta; Ahed “la resistente palestinese”.
Come Ahed, ci sono centinaia di altri bambini detenuti nelle carceri israeliane, anche bambini di soli sei anni. Centinaia e centinaia vengono processati ogni anno dai tribunali militari e i ragazzi pagano caro i loro piccoli gesti da ribelli. Vengono portati via, e arrestati,spesso nel mezzo della notte, svegliati nel sonno, di fronte ai loro genitori, picchiati ed aggrediti; in carcere vengono torturati e privati dei loro diritti essenziali, e la loro gioventù rubata. Tutto questo per aver resistito, e per aver chiesto un po’ di giustizia; un loro sacrosanto diritto, diritto sancito dalla legalità internazionale.

Rania Hammad. Vice president
Della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio


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