Amazon, Ryanair, economia digitale: serve lavoro, non schiavitù

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C’è una novità e una speranza negli scioperi che stanno avvenendo nelle compagnie di volo low cost e ora negli stabilimenti di Amazon e, all’estero, di altri operatori dell’economia digitale: i lavoratori tornano a scoprire i loro diritti e soprattutto l’importanza delle condizioni di lavoro,
L’economia globalizzata, è perfino superfluo ripeterlo, ha prodotto una sorta di nuova schiavitù, con la delocalizzazione determinata non dalla specializzazione del lavoro ma dalla sfruttamento del lavoro fino all’estremo. E in fondo noi clienti ce ne siamo occupati poco, volare a 30 euro fra una capitale e l’altra d’Europa ci fa comodo, ricevere gli acquisti a casa in 24 ore anche. E dietro a tutto questo cosa c’è?
Milioni di lavoratori non tutelati, sfruttati, costretti a non andare al bagno per mantenere i ritmi imposti da aziende che ci sono costruite immagini di imprenditoria illuminata.
Non si può continuare così. I lavoratori che a Piacenza hanno contrastato il super sfruttamento da parte di Amazon, i piloti e gli assistenti di Ryanair che si vedono minacciati se vendono meno profumi a bordo e non hanno alcuna assicurazione, stanno alzando la testa e cercano di conciliare la loro necessità di portare a casa un salario con quella di avere una dignità nel loro lavoro e i diritti che ormai credevamo acquisiti e che questa fase drammatica dell’economia mondiale ha rimesso in discussione.
Alla base di questa sacrosanta rivolta ci sono esattamente gli stessi motivi di quella stagione che alla fine degli anni ’60 in Italia sfociò in quella legge chiamata “statuto dei lavoratori”, frutto delle battaglie operaie e della forza di un sindacato unito e determinato. Tutto nel corso degli anni è stato cancellato, e ovviamente niente è più come nel 1970. Ma la tutela del lavoro, della parola stessa “lavoro”, il rispetto per chi fatica e onestamente si guadagna la vita e ogni giorno contribuisce allo sviluppo della società, tutto questo va recuperato e adeguato, con leggi intelligenti, alla realtà di questi anni.
Per questo non ha importanza la solita, antica guerra di cifre su quanti hanno scioperato ad Amazon, non è questa la notizia, come non lo è il black Friday: la notizia, che cercheremo di coltivare andando ad indagare su queste realtà, è che i lavoratori anche nel 2017 non sono più tutti disponibili a farsi calpestare come persone e scioperano anzitutto per questo e poi per la paga.
E del resto, sono forse estranei a questo modello i colleghi che si vedono offrire 6 euro per un pezzo? Non dobbiamo anche noi come cvategoria lottare ogni giorno per la nostra dignità?
Restituire al lavoro il posto che gli compete nel contesto sociale di un paese civile dovrebbe essere il primo impegno della politica. Per ora non si è visto molto, ma non perdiamo le speranze.


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