E per una volta il pacco lo subì la criminalità…

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Imprese profit e non profit unite per promuovere non solo beni ma cambi di mentalità.

Pacco alla camorra è un’iniziativa di consumo critico messa su da una filiera di cooperative campane che lavorano sui beni confiscati. Arrivata alla settima edizione quest’anno l’iniziativa – presentata in anteprima a Bruxelles, nell’ambito della “Settimana europea di lotta contro il crimine organizzato” – annovera tra i suoi testimonial Marek Hamsik, capitano del Napoli, il direttore del Museo degli Uffizi, Eike Schmidt e il nuovo direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori. Si tratta di un raggruppamento di imprese che – utilizzando lo strumento innovativo del contratto di rete – si impegna nel rendere produttivi i beni confiscati alla criminalità organizzata. Una rete, aperta anche ad organizzazioni for profit che ne condividono gli intenti, come la Cleprin, azienda antiracket assurta agli onori della cronaca nazionale: i titolari sono sotto scorta dopo che un incendio doloso quest’estate ha distrutto due/terzi dell’azienda, che ma nella porzione rimasta su si continuano a produrre detersivi e detergenti.

Pacco alla camorra è un’iniziativa del Consorzio N.C.O.- Nuova Cooperazione Organizzata, un marchio ombrello di filiera di realtà produttive campane che, in barba alla cutoliana Nuova Camorra Organizzata, propone l’integrazione lavorativa e il recupero sociale di persone momentaneamente in difficoltà come minori, tossicodipendenti, sofferenti psichici attraverso attività di impresa e agricoltura sociale. Una delle tante realtà nate all’ombra di Libera-nomi e numeri contro le mafie, l’associazione che in vent’anni è stata in grado di incidere fortemente sui territori mafiosi e le legislazioni in merito. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, la 109 del 7 maggio 1996 ha innescato il meccanismo rivoluzionario che ha permesso di “scippare” letteralmente i beni sequestrati ai mafiosi e i loro prestanome

Nel pacco c’è un po’ di tutto – non solo detersivi in versione ecodose – ma vini, marmellate, sottoli, biscotti, nocciole, pasta e cioccolato, tutti rigorosamente Made anticamorra. Inoltre, è possibile trovare cartoline postali della Etiket Comunicazione di San Cipriano d’Aversa, un copribottiglia di una cooperativa di Castel Volturno e uno scaldacollo prodotto dal Maglificio 100Quindici Passi, inaugurato poco meno di due mese fa in quella che fu una villa di affiliati al clan Graziano. Tra i sette operai del maglificio c’è anche Sebastiano Scibelli, fratello di Nunziante Scibelli, la prima vittima innocente della faida di camorra Cava-Graziano, nel Vallo di Lauro. Nunziante Scibelli fu ucciso il 30 ottobre del ’91, la sua auto, un’alfetta marrone, fu crivellata a colpi di Kalashnikov, perché scambiata per quella di un capo-clan locale che lo precedeva di pochi metri.


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