Agcom ed Europa7. Roma vs. Strasburgo

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Primo scenario: Roma, 6 giugno 2012. Nonostante le sbandierate intenzioni di procedere finalmente ad una selezione trasparente (raccolta dei curricula, promesse di audizioni pubbliche), le Camere ricorrono ad un sistema di puro stampo lottizzatorio per la scelta dei nuovi membri di due Autorità indipendenti, chiamate nei prossimi anni ad assumere decisioni delicate in materie che, è risaputo, non sono proprio estranee agli interessi diretti di alcune forze politiche e dei loro leader. Eppure le leggi – e, più a monte, le regole europee – sono chiare e precise nel richiedere ai componenti dell’Autorità per la privacy ed a quella per le comunicazioni un profilo solido di competenza, indipendenza e terzietà sia rispetto alla politica, sia rispetto al mercato. E’ sufficiente leggere le biografie dei nominati per capire che, in gran parte, queste regole sono state ignorate: e non è scontato, in ragione dell’origine “europea” delle regole in discorso, che la natura “politica” dell’atto parlamentare di nomina, subito usata a mo’ di scudo da alcuni dei prescelti (non a caso coloro che più difficilmente possono invocare terzietà ed indipendenza) sia capace di eludere ogni contestazione in sede giurisdizionale.

Secondo scenario: Strasburgo, 7 giugno 2012. La Corte europea dei diritti dell’uomo accoglie il ricorso di Centro Europa 7 contro lo Stato italiano, accerta la grave violazione delle regole europee sul pluralismo dell’informazione per la mancata assegnazione delle frequenze televisive nonostante la vittoria di un bando di gara e condanna lo Stato italiano ad un risarcimento milionario. La Corte conferma che in Italia una serie di misure legislative, nell’escludere Centro Europa 7 a favore delle reti già operanti (in particolare Retequattro, priva di concessione) hanno perpetrato un regime di duopolio non compatibile con la libertà di informazione.
Da un lato, il conflitto di interessi nella sua più plateale manifestazione. Dall’altro, il richiamo (doloroso per le casse dello Stato, non per i veri beneficiari della violazione) al rispetto delle regole di base della democrazia. Rimane un solo rammarico: se le date si fossero invertite, forse avremmo avuto un risultato diverso nella scelta dei Commissari.


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