Giornalismo sotto attacco in Italia

Conflitto di interessi, dalla tragedia alla farsa

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Al Senato si discute un incredibile disegno di legge (AS 1277) firmato dalla destra (Iannone, Cantalamessa, Gasparri, e così via) intitolato «Modifica alla legge 2 marzo 2023, n.22, in materia di conflitto di interesse nell’ambito della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere».

Perché incredibile? L’articolo 1 è una modifica della norma istitutiva della medesima commissione, in merito all’obbligo di astensione (ora art. 2bis), vale a dire la non partecipazione ai lavori – senza neppure la consultazione dei materiali – per i componenti che possano risultare in conflitto di interessi per cariche ricoperte o attività svolte.

Si tratta di un emendamento ad personam, vale a dire Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato rispettivamente senatore e deputato, nonché celeberrimi ex magistrati impegnatissimi proprio nelle inchieste contro la mafia e la criminalità.

La Commissione, diretta dalla esponente di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo, dovrebbe trarre grande giovamento dalla presenza di personalità assai preparate – nella teoria e nella prassi – su argomenti tuttora avvolti da una coltre di ombre e di misteri. Si tratta del noto problema delle relazioni pericolose tra universi criminali organizzati e parti rilevanti delle istituzioni, in un connubio che ha infangato molti dei lati più drammatici della storia italiana, in particolare in quel tornante decisivo che connotò il passaggio traumatico tra le cosiddette prima e seconda repubblica. Eravamo nella temperie delle inchieste di «mani pulite» e della crisi del grosso dei partiti fino ad allora dominanti sulla scena, e nei pressi della resistibilissima ascesa del mondo berlusconiano.

Scarpinato, a lungo magistrato della procura di Palermo e poi procuratore generale a Caltanissetta, ha indagato sulle stragi e sui rapporti tra politica e Cosa nostra; De Raho è stato a capo della direzione nazionale antimafia. Quindi, due protagonisti scomodi in una fase di revisionismi e di occultamento della verità attorno a fenomeni di cui non si devono conoscere né il contesto né la rete delle complicità visibili e invisibili.

Non c’è stato il doveroso allarme su un articolato così pericoloso: tanto in sé quanto per sé, ovvero per i messaggi sottesi che si possono leggere.

Un po’ tragedia un po’ farsa ritorna in campo una categoria giuridica seria e impegnativa.

Il conflitto di interessi è tutt’altro e non si è voluto mai regolarlo davvero.

Ancora oggi abbiamo un parlamentare – Antonio Angelucci, assenteista doc – che ha un peso determinante nel controllo di diverse testate (Il Tempo, Il Giornale, Libero) e di cliniche private, senza neppure un plissè. E al governo siede Forza Italia strettamente connessa a Mediaset, per usare un eufemismo.

In verità la lunga storia del conflitto di interessi ebbe negli anni Novanta del secolo scorso la sua Epifania con la vicenda di Silvio Berlusconi. Non passò l’interpretazione della disciplina del 1957 sui casi di ineleggibilità che la applicava ai proprietari della potenza televisiva. Vanamente (peccati imperdonabili) i partiti dell’Ulivo provarono a legiferare sulla materia, ma licenziando un testo debole (era incompatibile il concessionario, cioè Fedele Confalonieri, e non il Cavaliere) cui furono ipotizzate modifiche significative al Senato. Ma era troppo tardi e la legislatura volgeva al termine.

Nel 2004 fu varata fu varata la l.n.215 (legge dell’ex ministro Frattini), che si rivelò una gruviera piena di buchi, e per questo di fatto inutilizzabile.

Che c’entra, però, con la presenza di autorevoli parlamentari in Commissione antimafia il conflitto di interessi? Come ha ricordato recentemente in una riunione dell’associazione Articolo21 il rinomato costituzionalista Roberto Zaccaria, il conflitto di interessi ha come premessa la contraddizione insidiosa tra una funzione pubblica e un tornaconto privato. Nel caso di due ex magistrati parliamo di attività di valore pubblico, pur esercitata da postazioni diverse.

Insomma, siamo di fronte ad una vergogna, di inaudita gravità.

https://ilmanifesto.it/conflitto-di-interessi-dalla-tragedia-alla-farsa?t=fI10HlrUp-405lnY7ugkF


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