Non lasciamo le donne sole a combattere in una società ancora impregnata di machismo

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Rabbia e impotenza. La società è cambiata e, però, nulla sembra mutare quando le cronache raccontano stupri e femminicidi, quando la violenza di genere irrompe, con la mostruosità dei gesti e delle parole, in una quotidianità che si sorprende e condanna per un giorno, o poco più, e poi dimentica.  Il caso di Palermo è fatto da ragazzi che non hanno umanità, che sono indifferenti al dolore della vittima, pronti a colpirla ancora perché ha osato denunciare.
Ma drammatica  e disumana è, anche, l’indifferenza, quando non addirittura, la complicità di tanti: il barista che fa ubriacare la giovane, le persone  che assistono e nulla fanno, gli amici dei violentatori che si passano il video, ci sono i tanti che, su Telegram, sono alla ricerca spasmodica di quelle immagini.
E’ la logica del branco, in cui dominano omertà e impunità.
Proprio come nel 1979. quando Fiorella, 18enne, denunciò la violenza carnale da parte di quattro uomini, assistita da Tina Lagostena Bassi. ‘Processo per stupro’ fu trasmesso dalla Rai. Ebbene, nelle frasi dei ragazzi Palermo, come in quelle dei legali dei quattro violentatori di Roma, si trovano parole simili, dettate da quella logica giustificativa che è alla base della rivittimizzazione.
 “Voleva farsi tutti, le abbiamo fatto passare il capriccio” a Palermo, “Se la ragazza fosse stata a casa non si sarebbe verificato niente” a Roma 44 anni prima.
E, allora, oltre a indignarci e arrabbiarci, si deve intervenire. Non lasciare le ragazze e le donne sole a combattere in una società ancora impregnata di machismo. Si può partire anche da una educazione all’affettività già nelle scuole, bandiera di chi crede in un’altra idea di civiltà.
Serve una azione di tutte e di tutti. E non basta dire che si deve accelerare l’iter della legge sulla violenza di genere: invece che rilasciare interviste vuote, anche i politici facciano la loro parte, che non è certo rimettere il disegno di legge in questione di nuovo nel cassetto il giorno dopo un fatto violento.
Lo scatto culturale non può essere solo di una parte. Altrimenti prepariamoci a indignarci nel paese in cui, da inizio anno, si contano 73 femminicidi, e stupri, molestie, stalking quasi quotidiani.
La convenzione di Istanbul è chiara: la volontà di una donna, quando si parla di violenza sessuale, è essenziale. Oggi in molte nazioni il sesso senza consenso è stupro: in Francia, in Grecia, in Spagna, in Germania, in Olanda, in Svizzera. In Italia ancora non è così.

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