“Democrazia tradita”, un libro da leggere

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La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio. Il celebre aforismo di Kundera mi ha fatto subito pensare a Genova e al terribile luglio del 2001, che la memoria degli italiani, non solo il potere, ha fatto e fa di tutto per rimuovere.

Vergognarsene è giusto, ma chi si vergogna lavora per dimostrare con atti concreti che quella è un a pagina unica, finita, terribile, che non si ripeterà.

Non è stato fatto questo nei 22 anni passati da quei giorni di luglio e lo racconta in modo serrato e documentato il libro di Marco Revelli e Roberto Bertoni “Democrazia tradita”, in questi giorni in libreria.

Il maggiore crimine repressivo che sia stato commesso in Italia dopo la guerra ha distrutto una generazione che nella battaglia contro la globalizzazione vedeva una possibilità di riduzione delle diseguaglianze, che invece da quel momento sono diventate una valanga oppressiva che ha travolto l’Europa, certo non solo il nostro paese.

Quel movimento di fine millennio non aveva volontà distruttive e forse anche meno fantasia e sogni di quello della fine degli anni ’60: del resto, come sottolineano gli autori, voleva perfino convivere con i media e forse addirittura con  la politica. I fatti accaduti alla Diaz, di cui a volte si ha l’impressione che neppure oggi sia stata capita la gravità, hanno ribaltato completamente lo schema e dato inizio ad una sorta di rivolta di matrice populista sfociata poi, soprattutto in Italia, in mille rivoli. Rivoli che, alla fine, ci hanno portato alla destra al potere e a quella che nel libro viene definita una “pandemia democratica”. E’ andata così. E il quadro che ne scaturisce è evidentemente grave, preoccupante, pericoloso.

Troppi gli errori accumulati in questo triste ventennio: abbiamo visto promuovere invece che punire i protagonisti di quella mattanza, abbiamo sentito politici di ogni partito difendere sempre e comunque i poliziotti qualunque cosa facessero, abbiamo visto occultare prove, immagini, racconti. Un film di Daniele Vicari, un documentario di Carlo Freccero, non è rimasto altro a raccontare quei giorni nerissimi della nostra repubblica. Poco più di un mese fa l’Italia ha “santificato” il capo del governo che ordinò l’assalto alla Diaz! Che altro aggiungere?

Oggi abbiamo al governo la peggiore destra possibile, la nostra Costituzione, tradita e ferita a Genova nel 2001, è a rischio di cambiamenti di enorme pericolo per la tenuta democratica. Ricostruire questo ventennio perduto è indispensabile per organizzare una opposizione che abbia anche le caratteristiche di una resistenza civile ad un agglomerato di poteri che, appunto, sta insieme solo per esercitare questo stesso potere, costi quel che costi. Il merito principale di questo libro è proprio la ricostruzione della memoria come strumento di democrazia.


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