L’agenda Nordio fuori dalla realtà. Ecco perché il ministro sbaglia

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Indispensabili contro la mafia, le cimici sono molto utili per captare le voci dei boss e dei loro compari. Dovrebbero essere separate le carriere di gip e e giudici ma non conviene a nessuno. Non si può sostituire l’obbligatorietà dell’azione penale con qualche marchingegno.

Carlo Nordio, nuovo Guardasigilli, ha discusso della crisi della giustizia penale nelle Commissioni giustizia di Senato e Camera.

Forte dei suoi 40 anni in magistratura, ha spesso assunto toni saccenti, quasi volesse indicare col ditino alzato la strada giusta (la sua) che soltanto gli orbi non sanno vedere. Purtroppo i toni non corrispondono ai contenuti e molte volte “Xe pèso el tacon  del buso” (per  usare un detto del Veneto assai caro al Ministro).

Così, il complesso tema delle intercettazioni non può essere ridotto a storture, gravi criticità, vulnus, inciviltà, deviazioni e porcherie addebitabili alla magistratura inquirente. Le intercettazioni sono utilissime, spesso indispensabili, per scoprire la verità di fatti e circostanze che i protagonisti fanno di tutto per nascondere o colorare con un grigio intenso e impenetrabile.

Il Ministro sembra, poco razionalmente, dubitarne persino in materia di criminalità organizza di stampo mafioso. Tant’è che arriva a dire (se ho ben capito) che i mafiosi non parlano mai e se parlano sanno di essere ascoltati e quindi lanciano messaggi. Cosa che se può essere parzialmente vera nel caso di intercettazioni telefoniche su utenza abitualmente usata dal mafioso, non è per nulla verosimile nel caso di intercettazioni ambientali, quando le voci dei mafiosi e dei loro compari vengono captate da “cimici” nascoste (parentesi: piazzarle costa una gran fatica intrisa di rischi e pericoli gravi, che è poco riguardoso trascurare con l’argomento che tanto i mafiosi non parlano…).

Ma c’è di più. I rimedi alle eventuali disfunzioni dello strumento delle intercettazioni  di certo non si contrastano buttando via il bambino con l’acqua sporca (come vorrebbe l’ossessione compulsiva di certi affaristi e politici), ma piuttosto operando nel solco della recente riforma del 2021, una di quelle varate perché “ce lo chiede l’Europa”.

Il rimedio suggerito dal Ministro ha invece del surreale, perché propone di ricorrere massicciamente alla cosiddette “intercettazioni preventive”, che però hanno un leggero inconveniente: non sono utilizzabili nel processo (!), come ha già osservato proprio su questo giornale l’espertissimo Cafiero de Raho; per cui Davide, lo Stato, contro Golia – il malaffare organizzato – non avrebbe neppur più la fionda…

In questo quadro di sconnessione dalla realtà si colloca anche l’ambizione del Ministro di correggere  il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, sostituendo alla obbligatorietà della azione penale un qualche marchingegno (Nordio non lo spiega), che non potrà che essere una discrezionalità rimessa all’umore e agli obiettivi della maggioranza politica contingente quale ne sia il colore.

Alla faccia (vien da dire) di quanti si ostinano a credere che ad essere “attenzionati” non devono essere soltanto soliti i poveracci, ma anche i colletti bianchi e in generale coloro che godono  di privilegi per censo o posizione sociale.

Altro cavallo di battaglia del Ministro è la separazione delle carriere fra Pm e giudici.

Uno degli argomenti sbandierati al riguardo è che un giudice non controllerebbe con sufficiente rigore l’operato di un Pm che è suo collega (signora mia, ma  lo sa che prendono insieme il caffé al bar?), mentre uno status diverso e separato lo libererebbe dai condizionamenti dell’accusa e arginerebbe abusi e strapotere di quest’ultima.

Affermazione tanto suggestiva quanto infondata: se nel processo fosse necessaria una eterogeneità di estrazione e appartenenza tra controllori è controllati, ad essere separate dovrebbero essere piuttosto – ciò che nessuno ragionevolmente propone, neppure Nordio – le carriere dei gip, dei giudici di primo  grado e di quelli di appello e cassazione. E se mai dovesse passare  la separazione, per coerenza l’amministrazione della giustizia dovrebbe essere ridotta ad uno sgradevole e incongruo…spezzatino, con almeno cinque carriere separate. A chi converrebbe?

Per chiudere, va  ancora detto che le priorità della giustizia a ben vedere sono altre rispetto a quelle di Nordio.

Per esempio c’è il gravissimo e irrisolto problema della sicurezza sul lavoro, assolutamente insufficiente. Il recentissimo anniversario della tragedia torinese della Thyssen Krupp (i familiari continuano a chiedere giustizia) ce lo ha ricordato. Istituire una Procura nazionale antiinfortunistica sarebbe cosa buona e giusta. Raffaele Guariniello la chiede da sempre. Ancora una volta inascoltato.

 

(da Liberainformazione e La Stampa)


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