I diritti negati agli orfani. Storia di Valentina e di molti under30

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Cosa succede se sei figlio unico e i tuoi genitori muoiono, entrambi, in date diverse, a causa di una malattia contro la quale non hai potuto fare nulla? Sei ancora troppo giovane per avere già un lavoro ma sei già oltre  la soglia dei figli che possono avere un sussidio pubblico, hai un reddito basso dal primo lavoro, probabilmente precario ma non sei indigente perché hai una casa, quella dei tuoi genitori, che ti costa. Sei solo ma non abbastanza da ottenere un minimo di sostegno dallo Stato al quale i tuoi genitori hanno versato contributi, da lavoratori. La storia di Valentina racconta tutto questo e non è una storia rara, anzi accomuna tanti  under 30 o ragazzi che i 30 li hanno appena superati.
“Mia madre  – racconta Valentina – ha iniziato a lavorare nel 1974 ed è morta all’età di 65 anni, nonostante i contributi versati all’Inps, non aveva maturato requisiti sufficienti per accedere alla pensione (in seguito alla legge Fornero) e, essendo vedova, non riceveva la pensione di reversibilità perché suo marito, mio padre, è morto giovane. Io, in qualità di unica erede (31 anni, un lavoro, casa di proprietà, non disabile), ho prima provato a chiedere all’Inps l’indennità una tantum che mi è stata respinta, dopodiché ho cercato di capire se potessi fare domanda per l’indennità per morte e anche lì niente, non c’erano i requisiti. Attenzione, sul sito dell’Inps c’è scritto che ‘in mancanza del coniuge, l’indennità spetta ai figli che rispettino i requisiti di legge’, ma ciò è parzialmente vero”.
Quali sono questi requisiti?

“Per il coniuge, purché esista anche se divorziato, qualunque sia la sua situazione potrà ricevere la prestazione; la cosa cambia per i figli che invece, per maturare il diritto dovranno essere inabili, minorenni, studenti fino a 21 anni, e/o a carico del genitore al momento del decesso
Oltre che il danno, la beffa. L’obiezione più facile è che mia madre, una volta compresa la malattia, avrebbe dovuto avvisare l’Inps per ricevere una tutela maggiore. Tuttavia ciò non è stato fatto perché dalla diagnosi alla decesso sono intercorsi solo 45 giorni e lei non sapeva di stare morendo”.

Che idea ti sei fatta della situazione attuale dei figli orfani come te?

“Si parla di discriminazioni di genere ma non di gerarchia familiare: con quale ratio il coniuge ha più diritti del figlio che per avere una prestazione deve essere inabile o minore? (Nel mio caso specifico ancora di più visto che il coniuge del dante causa è defunto da più tempo).
Si potrebbe fare valere l’art. 38 del decreto del presidente della Repubblica 26 aprile 1957 n. 818 sul riordinamento delle pensioni dell’assicurazione obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti. Ergo: nel caso in cui il dante causa muoia prima che sussista per i superstiti il diritto a pensione, spetta al coniuge o ai figli in diretta discendenza, una indennità pari all’ammontare dei contributi versati.
Inoltre, nel 1980 con sentenza n. 6 del 25 gennaio è stato dichiarato incostituzionale l’art. 13 del r.d.l. del 14 aprile 1939 n. 636, sostituto dell’art. 2 della legge 4 aprile 1952 n. 218; dell’art. 22 comma quinto della legge 21 luglio 1965 n. 903, e promossa da varie ordinanze, perché
c’era una discriminante di genere tra moglie e marito. Sicché al coniuge non è richiesta alcuna invalidità ma solo di essere sposato o anche di essere divorziato, il suddetto articolo continua ad essere discriminatorio nei confronti dei figli ai quali è invece richiesto uno specifico requisito che di fatto ne preclude spesso il diritto. Il dante causa ha versato dei contributi che per morte prematura non ha potuto tradurre in pensione, dovrebbe quindi spettare al coniuge o ai figli, senza eccezioni (situazione similare che prevede un discrimine). La legge pone dei requisiti per limitare l’accesso a qualcosa che dovrebbe essere di naturale spettanza. Come se stesse facendo pagare ai superstiti il fatto che il genitore sia morto”.

La storia di Valentina è una “come tante”, troppe,  lasciate in un angolo inosservate. In realtà una rete di orfani senza diritti potrebbe modificare l’attuale assetto legislativo palesemente iniquo.


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