Presidente Meloni, il vaccino non l’ideologia mi ha salvato dal Covid         

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Caro/cara presidente Meloni Le confesso che è stata la Sua alleata (o ex) Letizia Moratti a spingermi a scrivere su una materia da Lei trattata in maniera scorretta e inverosimile: la lotta al Covid e le vaccinazioni.

La netta, e inaspettata,  presa di posizione della dottoressa Moratti mi ha fatto ripensare alla mia personale lotta contro il virus e a quello che Lei ha dichiarato in Parlamento. In questi quasi tre anni non sono stato nemmeno sfiorato dal Covid e non certo per la ‘lotta ideologica’ delle forze politiche a lei avverse, ma perché ho diligentemente seguito i suggerimenti, le indicazioni, le raccomandazioni degli scienziati, a loro volta completamente ascoltati, per fortuna, anche dal ministro Speranza e dal generale Figliuolo con la conseguente organizzazione degli interventi.

Probabilmente definire ‘ideologica’ quella lotta è stato l’alibi per giustificare gli ignobili provvedimenti da ‘liberi tutti’ verso chi non avendo alcun interesse per il bene collettivo, ma pensando egoisticamente solo a se stesso, si è rifiutato di vaccinarsi e di vaccinare. Certo è la massima contraddizione per chi, proponendo di fatto uno Stato più autoritario in termini di libera organizzazione delle manifestazioni o immigrazione, poi di fatto segue ed incoraggia le posizioni anarchiche di soggetti privilegiati.

Forse è anche un ringraziamento postelettorale? Ma se l’anarchia vale per quei medici no vax, cosa farà quando la stessa strada sarà scelta da quei ragazzi che rifiuteranno di ottemperare alle disposizioni nate con il nuovo reato da Lei inventato? Deboli con i forti, forti con i deboli?

E, infine, per assicurarLe che la mia convinta adesione, non ‘ideologica’, ma assolutamente pratica, alla strada fin qui seguita per combattere il Covid, Le confesso che non solo sono reduce dalla quarta vaccinazione, ma farò in modo di continuare a tutelare me stesso e gli altri nei luoghi di assembramenti.

Non siamo soli, per fortuna, e anche se noi siamo forti e sani, ci sono tanti, accanto a noi, che necessitano di tutela perché fragili, deboli, affetti da patologie che non possono essere aggravate da involontari portatori di virus, come potrei essere io stesso. Senso della comunità, della socialità: non dovrebbe essere questo il primo insegnamento da parte di chi governa una Repubblica Democratica come la nostra?


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