E Papa Francesco arriva dritto al cuore con le parole pronunciate nell’intervista a Fazio

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Non deve essere facile sottrarsi alla debolezza di fare un’intervista in ginocchio a un papa che è anche un grande testimone di un tempo drammatico come quello che stiamo vivendo quale è papa Francesco. Fabio Fazio non c’è riuscito, ma nonostante questo gli va riconosciuto il grande merito di aver portato il papa nelle case di tutti gli italiani che hanno voluto guardare Rai 3 in prime time per fargli spiegare cosa sia la fratellanza con parole semplici, dirette e profonde. Nel complesso l’operazione che è riuscita a Fazio è una grande pagina di storia della televisione, dove il salotto di casa diviene un momento offerto senza sforzo e senza fatiche per capire, capirsi, guardarsi dentro, senza paroloni ma anche senza banalità né omissioni.
Francesco è entrato in un talk show che è partito con un piede un po’ strano, di parte, rappresentando la crisi ucraina quasi soltanto dal punto di vista di Mosca. L’equilibrio davanti ai problemi complessi e drammatici lo ha riportato Francesco, che ha ha raggiunto tre vette. La prima, per me, è stata quella in cui ha rappresentato la Chiesa che vorrebbe come una Chiesa che si libera dal male del clericalismo, una pericolosissima ideologia che sostituisce il Vangelo. Il secondo è stato quello in cui ha spiegato a tutti, credenti e non credenti, cosa voglia dire pregare: pregare, ha spiegato, è fare come il bambino che chiama mamma, o papà. La profonda semplicità di questa spiegazione ha ricondotto potenti e umiliati alla loro piccolezza, alla loro dimensione di figli, amati. La terza vetta è stata raggiunta da Francesco quando ha spiegato agli italiani in poltrona, a casa loro, in una tranquilla serata domenicale, che essere perdonati è un diritto umano. Un diritto umano… Dio non condanna, perdona chi glielo chiede. Dio non manda all’inferno, ma ci fa rialzare. Questo il senso della sua idea di Dio, della sua idea di misericordia. Dio è onnipotente nell’amore, ha detto Francesco, poi ci lascia liberi, e in questa libertà nascono anche gli errori, le colpe, le sopraffazioni.
Per un agnostico come chi scrive Francesco è arrivato dritto all’interlocutore, allo spettatore, quando ha detto che chiede di pregare per lui, ma a un non credente, o agnostico, chiede di mandargli buone onde, perché ne ha tanto bisogno. In queste parole Francesco spiega di credere davvero alla fratellanza umana, che siamo tutti fratelli, nella nostra identità e nel rispetto di quella degli altri. E del reciproco desiderio di aiutare.
Le parole sulla mondanità nella Chiesa, cioè su questo spirito che segue i valori del mondo, del successo, dell’io, avranno scosso chi ha capito che come questo lui lo dice della sua Chiesa così ognuno dovrebbe avere la forza di capirlo in qualche modo per sé.
Grazie a Francesco e all’impresa di Fazio la fede come stile di vita e non come ideologia del mondo e sul mondo è entrata con vibrante semplicità e accessibilità nelle case di tanti, vicini o lontani, ma comunque umani. Si capisce quando si tocca, il tatto è il senso più completo. Una perla del realismo evangelico di Francesco, che ha ricordato che il “Verbo si è fatto carne”… Comunque. Interessati o poco interessati, contenti o distratti, consapevoli o riottosi, tutti gli spettatori -credenti o non- si sono trovati a confronto con la vita e i suoi evidenti misteri, con la pandemia, con lo scandalo dei lager che preserviamo nella vicina Libia, dei mutamenti climatici che violentano la vita del mondo e degli uomini, di popolazioni intere. E questo ha portato nella casa di tutti la cosa più sacra di tutte, la fratellanza cosmica, tra umani e natura, tra noi e tutti gli ambienti terrestri ed extraterrestri.
I custodi della sacralità, del papa inteso come un semi-dio, lontano e distante, inaccessibile a noi, avranno capito? Per circa mezz’ora il vangelo è tornato a vivere in immagini e parole semplici, in fatti presi dalla quotidianità che potevano toccare, non in astrazioni o elucubrazioni riservate a pochi. Se qualcuno pensa che questo sia un mondo scristianizzato e non gli piace dovrebbe ringraziare la capacità comunicativa di Francesco e il suo coraggio di andare in un contesto normale, non negli spazi “appositi”. Grazie a Fazio il racconto del papa che crede che nessuno può essere guardato dall’alto in basso se non per rialzarsi è stato detto a noi come al caminetto, per farci capire che tutti abbiamo bisogno di cambiare qualcosa. E possiamo farlo, insieme. Non puntando il dito contro qualcuno, ma riflettendoci insieme. Come possiamo.


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