A Sanremo anche il meta-Festival

0 0

A Sanremo, c’è anche il meta-Festival. Ovvero tutti i processi sociali che affiorano nella competizione canora. Tanti quest’anno, a partire dai diritti civili. Con Lorena Cesarini che affronta l’antirazzismo e, nonostante qualche lentezza, mette un punto fermo sull’inaccettabile discriminazione etnica, lanciando un assist al riconoscimento della cittadinanza ai tanti nuovi italiani di seconda generazione, che ancora se la vedono negare. Chiara Giannetta porta sul palco persone non vedenti, per dire che ci possono insegnare ad ascoltare la bellezza.

Contro la discriminazione delle minoranze sessuali si schiera – per il semplice fatto di esserci – Drusilla Foer con ironia e un colpo ben assestato alla Zanicchi quando la cantante vuole negarle dignità transessuale. Importante anche il graffio di Checco Zalone (che però avrebbe fatto meglio a lasciare in pace Mia Martini), quando colpisce l’ipocrisia che circonda gli orientamenti sessuali. Mentre l’emozionante addizione di intensità di Mahmood omosessule e Blanco eterossesuale fa superare ogni steccato.

Nel meta-Festival s’impone anche l’energia dell’autenticità. Quella di Amadeus, mai rigido e che anzi entra e esce dal copione con grande naturalezza; di Fiorello, un mattatore dell’improvvisazione semplicemente perché è simpatico di suo: e della Ferilli, una donna intelligente, che ”non se la tira” nonostante  bellezza e carriera. Così, il Festival di Sanremo si conferma come il lettino dove l’Italia si sdraia una volta all’anno per confidare speranze, cambiamenti, sentimenti. Ma lo fa con pudore, proteggendosi con coreografie, lustrini e canzoni per sentirsi più libera di svelarsi.
(Foto Il Post)

Iscriviti alla Newsletter di Articolo21