Censura in Turchia: giornalista curda rischia 15 anni, 347 articoli di Rudaw censurati, beni di Can Dündar confiscati

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Il tribunale di Diyarbakır respinge le richieste degli avvocati e chiede per la giornalista curda Ayşegül Doğan fino a 15 anni di prigione. Censurati articoli, siti ed agenzie, beni dell’editorialista in esilio Can Dündar confiscati. 
Continua il giro di vite sulla stampa in Turchia. Un pubblico ministero della provincia di Diyarbakır, nel sud-est della Turchia, ha chiesto per la giornalista curda Ayşegül Doğan “una condanna esemplare dai 7 ai 15 anni di carcere” con l’accusa di essere membro di un’organizzazione armata. Doğan lavorava come coordinatrice dei programmi per İMC TV, una rete dell’opposizione censurata con un decreto presidenziale nell’ottobre 2016. L’accusa voleva inizialmente processarla come capo dell’organizzazione ed aveva chiesto per lei una condanna a 22 anni e mezzo di reclusione. Nel corso della quinta udienza del caso, tenutasi mercoledì scorso, le accuse sono state ridotte a semplice “membro” di un’organizzazione terroristica, con il pubblico ministero che ha chiesto fino a 15 anni di carcere. Doğan non ha partecipato di persona all’udienza, mentre i suoi avvocati si sono appellati al tribunale per presentare nuove prove che dimostrerebbero che Doğan non era membro del consiglio permanente del Congresso della Società Democratica (DTK), un’organizzazione ombrello guidata dai curdi per varie ONG che la Turchia accusa di avere legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il DTK è stato coinvolto nelle inchieste ai danni del separatismo curdo ed i suoi membri sono stati processati per aver dichiarato unilateralmente “autonomia democratica” nel 2011. A giugno scorso la stessa legislatrice curda Leyla Güven è stata privata dell’immunità parlamentare per le stesse accuse legate al DTK.
Intanto un tribunale della provincia turca di Balıkesir, nella parte nord-occidentale della Turchia, ha emesso un’ordinanza per vietare le pubblicazioni in lingua turca di Rudaw, un’agenzia di stampa che opera fuori dalla regione autonoma del Kurdistan iracheno. Secondo Reporter senza frontiere (RSF), la Turchia ha vietato l’accesso ad almeno tre piattaforme di notizie da quando la nuova legge che limita severamente le pubblicazioni online è entrata in vigore il 1° ottobre con 347 articoli di notizie già banditi in base alla nuova legge. Pochi giorni fa la Turchia ha anche vietato il sito di notizie pro-curdo Nupel, così come i siti di notizie Nuçe Ciwan e AleviNet. Ceren Sözeri, editorialista del quotidiano di sinistra Evrensel, a causa di un articolo pubblicato l’anno scorso dal titolo “Chi ha fatto perdere voti all’AKP?” in cui deplorava lo stato dei media turchi e accusava il gruppo filogovernativo Turkuvaz Media di produrre notizie false, è stato citato in giudizio dallo stesso presidente del consiglio di amministrazione di Turkuvaz Media, Serhat Albayrak, fratello di Berat Albayrak, ministro delle Finanze turco e genero del presidente Recep Tayyip Erdoğan. La richiesta dell’accusa è di un risarcimento pecunario di circa 25.000 dollari. Gli avvocati di entrambe le parti hanno fatto ricorso in appello per il completamento dei documenti mancanti, e il giudice ha rinviato l’udienza al 3 febbraio, ha riferito Evrensel. Nel suo articolo in questione, Sözeri aveva descritto dettagliatamente gli sviluppi sui media delle elezioni locali del marzo 2019, dove il candidato del Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) a sindaco di Istanbul, l’ex primo ministro Binali Yıldırırım, aveva perso con un piccolo margine di fronte al candidato dell’opposizione Ekrem İmamoğlu, accusando il gruppo Sabah-ATV, facente parte del gruppo Turkuvaz Media, “di rimboccarsi le maniche per produrre notizie false e irriverenti”.
Intanto un tribunale d’Istanbul ha stabilito che il giornalista Can Dündar, attualmente all’estero, è da considerarsi “latitante” e i suoi beni sono stati confiscati per non essersi presentato in tribunale entro 15 giorni. L’ex caporedattore di Cumhuriyet si trova attualmente in esilio all’estero. Dopo la pubblicazione su Cumhuriyet, il 29 maggio 2015, del famoso articolo dal titolo “Ecco le armi che Erdoğan diceva non esistevano”, è stata avviata un’indagine contro di lui con l’accusa di “spionaggio politico e militare”, “divulgazione di informazioni che sarebbero dovute rimanere confidenziali” e “propaganda per un’organizzazione terroristica”. Per sfuggire ad una pesante condanna Can Dundar ha dovuto riparare in Germania. 

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