Serbia, nuova frontiera degli attacchi alla libertà di espressione

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Dopo Ungheria, Polonia, Slovenia, è la Serbia la nuova frontiera degli attacchi alla libertà di espressione e di stampa nell’Europa orientale. Già critica per la precaria situazione economica, la condizione dei giornalisti serbi è diventata anche pericolosa. Durante il mese di luglio infatti, si sono verificati veri e propri episodi di violenza durante le proteste che hanno avuto luogo in diverse città del Paese.

Come in molti stati dell’Est e dei Balcani, i governi in carica hanno cercato di usare l’emergenza dovuta al Covid 19 per rinviare le elezioni e adottare misure molto restrittive delle libertà costituzionali. Una politica seguita anche dal presidente serbo, Aleksandar Vučic, che ha imposto un coprifuoco durante i fine settimana e che avrebbe mentito sul numero degli infetti e dei decessi al fine di conservare poteri speciali di intervento e, appunto, far slittare le elezioni.

Durante le proteste di piazza che ne sono state conseguenza, giornalisti e reporter che hanno seguito gli eventi sono stati violentemente attaccati dalla polizia, come peraltro numerosi manifestanti. Il caso più grave è stato quello del giornalista Zikica Stevanovic, trasportato all’ospedale per le ferite riportate. Il cronista ha raccontato di essere stato bastonato malgrado non avesse reagito alle prime percosse da parte degli agenti, e che la violenza e le manganellate sono continuate anche dopo che è caduto a terra.

La giornalista Milika Bozinovič, del sito Nova S, è stata attaccata per ben due giorni di seguito, malgrado si fosse identificata come giornalista che stava svolgendo il suo lavoro. Altri reporter sono stati picchiati e le loro telecamere sono state distrutte.

I sindacati dei giornalisti serbi, UNS, NUNS and SINOS, hanno protestato e richiamato più volte al rispetto della legge, denunciando gli abusi. Una dura condanna è arrivata anche dalla Federazione europea dei giornalisti, dove i colleghi serbi sono molto attivi e in contatto costante con i vertici della Federazione. Analoga condanna è arrivata dalla Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj).

Malgrado questi episodi risalgano alla prima metà di luglio, la tensione in Serbia resta molto alta tra i giornalisti, che temono una recrudescenza delle violenze e soprattutto un’escalation nella compressione della libertà di stampa sull’esempio di stati come la Polonia , l’Ungheria di Orban e, ultimamente, anche la Slovenia.


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