La disinformazione è tra le questioni più pressanti del nostro tempo e a questo tema l’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa ha dedicato un dossier di approfondimento partendo dai materiali presenti sul Resource Centre on Press and MediaFreedom in Europe. Nel documento si parla di processi di produzione e divulgazione delle cosiddette “fake news”, un termine vecchio con tante nuove implicazioni; viene altresì analizzata la responsabilità delle compagnie IT le quali ad oggi controllano quello che il pubblico vede e persino il format e il tipo di giornalismo destinato ad avere successo. Una fascia sempre più ampia di pubblico in tutto il mondo trova notizie e informazioni su social media e pittaforme di messaggistica.
“La maggior parte degli studi e dati esistenti sulle fake news fa riferimento agli Stati Uniti, – si legge nello studio – in particolare alle presidenziali del 2016. Tuttavia, ci sono state preoccupazioni in diversi altri paesi, compresi quelli europei, in particolare per il referendum sulla Brexit nel 2016 e altri appuntamenti elettorali. Nel Regno Unito, la Commissione parlamentare per il digitale, la cultura, i media e lo sport sta portando avanti un’inchiesta su disinformazione e “fake news”. Un interim report pubblicato a luglio 2018 discute il ruolo della Russia a sostegno della campagna Brexit, usando le “fake news” per “militarizzare l’informazione” e seminare discordia nell’Occidente”.
Il dossier di Obct indicva anche delle strade possibili per evitare o uscire da questo corto circuito. Vale assolutamente la pena leggerlo.