Mexico vive Y cambia!

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Dunque, AMLO è il nuovo Presidente del Messico!  Ha sbaragliato il campo elettorale come una mareggiata. E’ il successo più eclatante mai ottenuto da un esponente dell’opposizione. Previsto e frenato dall’enormità dei problemi da affrontare, l’ entusiasmo resta tuttavia vivissimo. “Non disperderò neppure una goccia delle energie che abbiamo riunito per risanare la nostra patria”, ha detto AMLO, 64 anni vigorosi nell’aspetto e nel tono deciso della voce, ringraziando i suoi elettori e salutando però anche tutti gli altri. Ne avrà bisogno: l’agenda delle urgenze del paese ha la drammaticità di un bollettino di guerra.

Con l’acronimo ch’egli stesso si è dato, acclamava Andrés Manuel Lopez Obregon la grande folla dei sostenitori che ha sfidato dopo anni l’insicurezza notturna della capitale, riunendosi attorno alla tradizionale colonna dell’Angelo per festeggiare la vittoria che potrebbe dare una svolta alla storia del Messico e dell’America Latina. Ad AMLO si sono rivolti per felicitarlo al telefono anche gli avversari sconfitti: Ricardo Anaya, candidato centrista sostenuto da una formazione di sinistra e un’altra di destra; e Josè Antonio Meade, rappresentante del Partito Rivoluzionario Istituzionale, il PRI ripudiato dal voto popolare dopo settant’anni di governo.

La coalizione di Lopez Obregon, “Insieme faremo Storia”, un centrosinistra eterogeneo con forti accenti populisti, ha superato largamente il 50 per cento nella notte di ieri, ancor prima che terminasse lo scrutinio degli oltre 70 milioni di voti. Ha conquistato anche il governo della capitale, la maggior parte degli stati chiave e una presenza parlamentare decisiva. I sondaggi non sbagliavano: le urne hanno raccolto e consolidato politicamente i sentimenti disperati e crescenti del grande paese sudamericano, inquinato e corroso dalle metastasi del narcotraffico e da un apparato statale preda del malaffare.

Non sono bastati a deviare su qualche binario morto AMLO e il corso del processo elettorale i killer del narcotraffico che hanno assassinato più di cento candidati negli ultimi due mesi; né l’antico malanno dell’acquisto di voti praticato dai caudillos locali fuori dai grandi centri urbani, attraverso lo scambio di favori e l’intimidazione. Brogli sono stati scoperti e denunciati anche questa volta. Ma in misura notevolmente minore. Un Messico gravemente prostrato da povertà e violenze, tuttavia mai rassegnato, ha mobilitato tutto il proprio orgoglio per darsi una nuova possibilità di riscatto.

La festa non spegne comunque la diffusa inquietudine suscitata dai molti interrogativi che attendono il prossimo governo di AMLO. Del mondo imprenditoriale, cauto e diffidente verso l’inevitabile riformismo del nuovo Presidente. Per i fermenti delle attese popolari tanto a lungo represse. Per la conclamata guerra alla corruzione. Per le reazioni che ciascuno si attende dalla nuova politica d’interdizione al narcotraffico sul territorio, non più affidata esclusivamente ai militari. Gli interessi materiali in gioco sono numerosi e cospicui.

Brevi commenti a caldo di due esponenti notissimi della cultura messicana, entrambi conoscono bene il nuovo Presidente e lo hanno votato. ”Dovrà vedersela con Trump e i narcos, le priorità sono queste, non certo le nazionalizzazioni… Il nostro popolo ha radici antiche e una sua saggezza: sappiamo quando dare tempo e fiducia …”, dice lo scrittore Paco Ignacio Taibo II, per spiegare perché almeno per il primo anno non si attende provvedimenti clamorosi.

E’ cauta anche la giornalista e scrittrice di origine polacca Elena Poniatowska, che ricorda gli emigranti respinti dagli Stati Uniti e chiusi alla frontiera:”Questo popolo chiede e offre generosità, prima di andare emigrante ha ospitato esuli di mezzo mondo, dagli ebrei tedeschi in fuga da Hitler ai repubblicani spagnoli perseguitati da Franco, ai cileni scampati a Pinochet… AMLO non lo dimenticherà ed è un abile negoziatore”.


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