Doppiamente fragili. In Siria i bambini con disabilità rischiano l’esclusione e l’abbandono

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Ero uscito per giocare con la neve insieme ai miei cugini quando è esplosa una bomba. Ho visto le mani di mio cugino volare via, davanti ai miei occhi. Due miei cugini sono morti, un altro ha perso le gambe. Anche io ho perso le gambe”

È il racconto di Sami, un bambino proveniente dalla città di Dera’a, in Siria meridionale, oggi rifugiato in Giordania.

Quest’anno la Siria entra ufficialmente nell’ottavo anno di conflitto. Una guerra che ha prodotto 6 milioni di sfollati e ha colpito 13 milioni di persone, tra cui 5 milioni di bambini. Si tratta di una vera e propria emergenza umanitaria che colpisce soprattutto i più piccoli e, ancor più, quelli che vivono con una invalidità permanente causata dalla guerra. Il 17% delle vittime ferite da armi esplosive infatti sono bambini.

Parliamo di 1,5 milioni di persone disabili, di cui 86.000 mutilati a causa di mine e altri ordigni. Questi bambini non solo devono fronteggiare la carenza di acqua, cibo e servizi di ogni genere, non solo devono superare traumi inimmaginabili causati spesso dalla morte di un genitore ma, poiché disabili, rischiano di restare esclusi, abbandonati e stigmatizzati mentre il conflitto continua senza tregua.

Doppiamente fragili: in quanto bambini e in quanto disabili.

Le famiglie che hanno bambini con disabilità in un conflitto o una crisi spesso non hanno i mezzi o le capacità di fornire loro le attrezzature di assistenza di cui hanno bisogno. E senza accesso ai servizi, alle scuole e a mezzi per l’assistenza come le sedie a rotelle, molti bambini rischiano l’abbandono. Per non parlare del pericolo dello sfollamento: nel momento in cui sono costretti a fuggire i bambini disabili sono più esposti a rischi come il traffico stradale, l’attraversamento dei fiumi, la presenza di ordigni inesplosi lungo il tragitto.

Per i bambini disabili separati dai propri familiari inoltre il rischio di violenze, sfruttamento, abuso e abbandono aumenta sensibilmente. Avrebbero bisogno di cure e servizi specializzati, ma non possono accedervi perché in Siria le strutture mediche e scolastiche sono state decimate: le Nazioni Unite hanno contato 175 attacchi su queste strutture solo nel 2017.

Eppure, da parte loro, i bambini disabili e tutti i bambini siriani non perdono la loro determinazione: nonostante le ferite visibili e invisibili che li hanno segnati per sempre, la loro capacitò di ripresa è incredibile. L’UNICEF sta assistendo i bambini e le famiglie siriane, soprattutto i più vulnerabili, per aiutarli a sopravvivere sotto assedio e a superare i traumi di questa guerra.

Questa guerra assurda e brutale però deve finire. Dobbiamo porre fine alle gravi violenze perpetrate verso i bambini: nessuno dovrà più essere ucciso, mutilato, o ferito mentre gioca con la neve. Per questo sui social abbiamo lanciato l’hashtag #Siria #BambiniSenzaTregua , per ricordare al mondo che sette anni di guerra sono abbastanza, dobbiamo dare una tregua, la pace, ai bambini della Siria.


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