Articolo21 in piazza con Fnsi e Ordine dei Giornalisti

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Stiamo vivendo la stagione più difficile dalla caduta del fascismo per libertà di stampa e diritto dei cittadini ad essere informati: da molto tempo denunciamo le minacce e gli attacchi fisici e verbali contro i cronisti che fanno il loro lavoro seriamente, le querele e liti temerarie che riducono pericolosamente il diritto di cronaca, e, non ultimo, il precariato estremo in cui è costretta a lavorare ormai la stragrande maggioranza dei giornalisti. Un’emergenza mondiale ma che in Italia ha superato qualsiasi limite alla decenza. Non è questione puramente sindacale, riguarda la qualità dell’informazione, unica arma contro la delegittimazione rampante verso una categoria sotto attacco; riguarda quindi gli editori, ma riguarda anche governo e Parlamento, distratti e inerti sui diritti quanto pronti nel puntare il dito quando l’informazione è scomoda.

Per questo Articolo 21 aderisce alla mobilitazione di mercoledì 22 novembre e sarà in piazza Montecitorio a Roma dalle 11 con Fnsi e Ordine nazionale dei Giornalisti e tutte le organizzazioni che hanno a cuore la libertà di stampa. Invitiamo Parlamento e governo a uscire dall’immobilismo e approvare subito la cancellazione del carcere per i giornalisti e una norma efficace che metta fine alle liti temerarie. Il ministro dell’interno Minniti, che ha annunciato di sostenere la proposta di un centro di coordinamento a difesa dei cronisti minacciati, ha detto testualmente che “vanno superati carcere e querele temerarie”. E si ponga la gravissima questione della protezione delle fonti: da troppo tempo forze dell’ordine e magistrati stanno ledendo il dovere (non diritto) dei giornalisti a proteggere le proprie fonti. Gli ultimi episodi, in ordine di tempo, sono la perquisizione e sequestro di computer e telefoni di Nicola Borzi, cronista del Sole24Ore, ordinati dalla procura di Roma, e l’intercettazione ai danni di Lorenzo Tondo, inviato del britannico Guardian da parte dei giudici di Palermo.

Ora si passi dalle parole ai fatti e si voti prima di fine legislatura, come si trovi il modo per definire un vero equo compenso che salvaguardi la dignità e i diritti dei giornalisti freelance e, d’altro lato, i cittadini che dalle notizie traggono consapevolezza per le loro scelte, in politica come in economia e nella vita quotidiana.


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