La Francia “indomita” in piazza contro Macron

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La marcia degli oppositori “contro il colpo di stato sociale” messo in atto dal presidente francese Emmanuel Macron è appena iniziata. La “France Insoumise” ha manifestato sabato pomeriggio a Parigi, finalmente illuminata dal sole, dopo giorni di cielo grigio e pioggia intermittente. “La battaglia comincia ora”, ha esordito un appassionato Jean-Luc Mélenchon davanti a 150.000 manifestanti confluiti a Place de la Republique.
“E’ la strada che ha abbattuto i re, che ha sconfitto il nazismo, è la strada che ha bloccato tanti governi. E’ la strada oggi che esprime le aspirazioni del popolo francese, dal momento che non può far sentire la sua voce altrimenti”. Così ha tuonato il leader della “France Insoumise”, promettendo di portare prossimamente un milione di persone a manifestare lungo gli Champs-Elysées contro le leggi antisociali di Macron.
Uno degli slogan più suggestivi era: “Impediamo di dormire a coloro che non ci permettono di sognare”. Sintesi di una giornata di festa e di lotta. Un discorso di grande energia e visione politica, di evocazione storica a rivendicare radici antiche e solide, con la consapevolezza che servono gli ideali e le stelle comete per tracciare i cammini degli uomini. Per continuare ad avere orizzonti oltre la palude. Concretezza e utopia si sono intrecciate nelle parole di Melanchon, mentre nella piazza piena di giovani, famiglie con bambini e anziani per un giorno sono ritornati il sorriso e la speranza. Tra le bandiere rosse impugnate con fierezza, abbiamo provato l’ebrezza che i sogni sono realizzabili quando si crede che la Storia non è un’entità immobile! Può, è vero, indietreggiare, ma anche avanzare e correggere le disuguaglianze.
“Siamo stritolati all’interno di un braccio di ferro sociale, non siamo di fronte solo a normative che restringono i diritti sociali, che abbiamo costruito a fatica e che, prima di noi, sono stati il frutto dei sacrifici delle nostre madri, dei nostri padri e dei nonni prima di loro, ma siamo al cospetto di un’incredibile sovversione dell’ordine repubblicano”, ha stigmatizzato Melenchon, ormai incoronato come principale figura dell’opposizione al governo del Presidente e alla sua politica neoliberista.
Accanto al leader de “LFI” si sono stretti i suoi deputati e i rappresentanti più significativi della sinistra francese, dagli ecologisti, ai socialisti, alla sinistra radicale: Olivier Besancenot, Benoit Hamon, Guillaume Balas, Esther Beaubassa, Marie-George Buffet, Elsa Faucillon, Pierre Laurent, Philippe Poutou. Decisi a non fare i figuranti in un “quadro di famiglia”, ma ad essere anche loro soggetti pronti a raccogliere in modo unitario le forze di opposizione contro un Presidente votato attraverso un’elezione, nella quale l’astensionismo ha raggiunto un livello record, senza precedenti in Francia.
“Non è una battaglia sindacale”, ha ribadito Melenchon, rivolgendosi alle organizzazioni sindacali, CGT in testa (già scesa in piazza contro le nuove leggi sul lavoro) “questa è una battaglia repubblicana. L’anarchia liberale sarà sconfitta dalla nostra Forza Tranquilla, determinata nel riportare la pace nelle relazioni sociali. L’infinita pazienza del popolo regola sempre i suoi conti politici contro chi infrange le regole democratiche”.
Lungo il tragitto, che da Place de la Bastille conduce a Place de la Republique, i manifestanti hanno marciato al suono della Marsigliese e al grido di “resistenza!”. I leader della Gauche aprivano il corteo indossando con orgoglio la fascia tricolore bianca-rossa e blu. Per i prossimi giorni sono state programmate forme di lotta estemporanee, “rumorose”, le “casserolades”, per risvegliare nelle piazze e lungo le strade i dormienti, i rassegnati, i rinunciatari: suscitare una qualche reazione alle nuove normative che andranno a peggiorare soprattutto le vite quotidiane dei pensionati, della classe operaia nelle grandi fabbriche, dei giovani sempre più precarizzati e delle donne lavoratrici che rischiano di perdere le tutele familiari.
Alla manifestazione erano presenti anche molti universitari, in ansia per il piano di privatizzazione della ricerca scientifica che potrebbe smantellare una delle eccellenze pubbliche francesi. Le parole d’ordine di tutti sono state: “mettersi in cammino; far tremare il potere; non lasciare nulla di intentato”.
Nei momenti bui La Francia non dimentica i suoi trascorsi rivoluzionari, che hanno segnato anche la storia dell’umanità, e si prepara dunque ad un “Autunno caldo”, dopo un’estate insolitamente fredda, che ha lasciato il sole dormiente dietro il grigiore delle nuvole.


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