Terremoto Ischia. Più cemento, più ricchezza, più insicurezza

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Più cemento, più ricchezza. Questa è stata l’equazione indotta da un’economia legata al turismo dove non esiste l’abusivismo di necessità. E’ solo speculazione. Ischia paga il dazio dei suoi errori, delle compromissioni legate alle gestione del territorio disseminato di abusi segnato da inchieste giudiziarie che raccontano gli effetti predatori di un’attività compulsiva e collettiva legata al cemento Le case si sono gonfiate fino a mangiarsi i vigneti hanno coperto i crinali montuosi, si sono spinti al mare.  Più cemento più ricchezza: questa è stata l’equazione indotta da un’economia  legata al turismo che ha fatto da carburante alla necessità di nuove cubature inquinando  la vita civile dell’isola, producendo numerosi episodi di corruzione soprattutto riducendo i criteri minimi di sicurezza.

Ischia infatti conosce bene il terremoto e Casamicciola, la località che paga il prezzo maggiore ha subito nel 1883 un terremoto distruttivo che fece allora 2.313 vittime. Nessuno da allora ha badato al territorio. Il territorio da quel momento è stato oggetto di uno scambio immorale: voti contro cemento oppure soldi contro cemento. Diciamolo subito. Non esiste nell’isola nessun abusivismo di necessità. E’ prevalentemente speculazione. L’albergo si allarga, i clienti raddoppiano, il fatturato quadruplica. Ogni stanza in più anche in case private, significa oro. E così la qualità dell’edificazione è stata molto al di sotto della decenza. Questo è il dazio che il Mezzogiorno paga alla corruzione.


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