Il 26 novembre in piazza a fianco di chi non smette di lottare per i diritti delle donne

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Basta femminicidio e violenza maschile contro le donne, ma non solo. Perché il femminicidio, questo spietato bollettino di guerra che ci accompagna ogni giorno, è solo la punta dell’iceberg di un paese che non ama le donne. Le tiene ai margini del mercato del lavoro, le discrimina, scarica loro il peso del welfare che non c’è, non ne tutela la salute e non ne rispetta la dignità.
Prima di tutto, vivere. Con la libertà e l’autonomia per ciascuna donna di dire “no” all’uomo che la ritiene sua proprietà, che pensa di possederla fino al punto di  decidere se debba vivere o no. E’ mostruoso. Non è accettabile che Anna, Lucia, Maria siano lasciate sole nell’incubo che vivono tra le mura di casa. Che siano ammazzate, spesso strappate all’amore delle figlie e dei figli. Che lo Stato non sappia aiutarle e proteggerle. Non si fa ancora abbastanza. E sono lasciate sole, non sostenute, le volontarie dei centri anti violenza, unico barlume di speranza e di luce per le vittime che riescono a sottrarsi ai loro aguzzini. I fondi per i centri anti violenza sono pochi, vengono lesinati.
E’ questo il grido e la denuncia che migliaia di donne e di uomini lanceranno per le vie di Roma sabato 26 novembre. Arriveranno da tutta Italia, associazioni e singoli cittadini, per dire “basta femminicidio e violenza”, vogliamo un’Italia più giusta e solidale con le donne. Paritaria. Una manifestazione nazionale, cui seguirà una giornata di riflessione e di proposta, il 27, per capire come essere più incisive, come ottenere le risposte che ancora mancano dalle istituzioni.

Anche le giornaliste hanno risposto agli appelli. Alla manifestazione hanno aderito le commissioni pari opportunità della Fnsi e dell’Usigrai, e GiULiA giornaliste, mentre iniziative di riflessione delle Cpo delle associazioni di stampa si organizzano sul territorio, da Napoli a Roma, da Bari a Venezia. Consapevoli del fatto che l’informazione gioca un ruolo cruciale per diffondere una cultura di rispetto delle donne e contrastare gli stereotipi sessuali ancora potentemente veicolati dalla comunicazione e dai media. Raccontare in modo corretto i troppi casi di femminicidio, come effetto della disparità di potere tra i sessi, illuminare il lavoro eroico delle volontarie dei centri antiviolenza e il coraggio delle sopravvissute alla violenza, è la parte che possiamo fare, come giornaliste, nella prevenzione, come ci chiede anche la Convenzione di Istanbul. La nostra azione sta già cambiando la cultura nelle redazioni, anche grazie alla formazione che da anni abbiamo avviato sulla questione di genere, dal linguaggio al femminicidio. E’ ora necessario capire come accelerare il cambiamento. Anche per questo il 26 novembre saremo in piazza a fianco di tutte le donne e degli uomini che non smettono di lottare per i diritti delle donne.


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