Anche la Corte dei conti non deve disturbare troppo, soprattutto se si tratta di Rai

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Il governo, attraverso il ministero della funzione pubblica, ha fatto una scelta significativa sul ruolo della corte dei conti, attribuendo alla magistratura contabile la funzione di controllo del danno erariale “esclusivamente” agli enti partecipanti, mentre sulle società partecipate  – di cui l’ente pubblico è azionista – si deve pronunciare un giudice ordinario. E non solo. L’azione ordinaria di responsabilità civile è attivabile dagli organi della società. Dunque, teoricamente, da coloro che hanno provocato il danno all’erario. Una strategia che difficilmente potrebbe portare al recupero: il presunto colpevole dovrebbe autoaccusarsi.

Per la Rai certamente un’ottima notizia. Arrivata proprio nel giorno in cui si è saputo che, per l’ennesima volta, una giornalista, Ivana Vaccari, dovrà avere un maxi risarcimento per essere stata demansionata anni fa a Rai Sport. Ivana Vaccari, grande professionista, ha solo ottenuto giustizia secondo la legge italiana. Come tanti nel corso degli anni, ma soprattutto degli ultimi anni. Si pensi solo al clamoroso caso di Paolo Ruffini, reintegrato dal tribunale alla direzione di Rai 3, al tempo di Mauro Masi direttore generale.

Ma l’azienda di servizio pubblico non ha imparato niente da queste vicende. E infatti se un direttore del personale lo ricorda all’attuale amministratore delegato, che ha pieni poteri, viene semplicemente allontanato. Ci sono 20 dirigenti assunti negli ultimi mesi alla Rai, tutti andati a sostituire altri dirigenti di più e meno recente nomina, alcuni usciti dall’azienda ma molti altri rimasti in Rai senza alcun incarico equivalente. Per chi non lo sapesse, la Rai, che è del ministero del tesoro, deve rispettare il tetto del 5% di assunzioni dirigenziali dall’esterno e lo ha brillantemente raddoppiato.

Con cognizione di causa sfido l’impopolarità sostenendo che dentro la Rai ci sono, ancora, professionalità eccellenti, per nulla anziane per età ma anziane per competenza, conoscenza del mestiere, affidabilità. Non parlo affatto dei soli settori giornalistici e editoriali, ma ancor più dei vari rami della corporate dove, non solo adesso ma mai come adesso, è stata fatta piazza pulita di ogni percorso interno.
Molti manager o presunti tali ritengono, ormai, che solo questo sia il metodo per gestire un’azienda, al punto che l’amministratore delegato dell’Enel, Starace ( i nomi, a volte…) durante un seminario alla Luiss di Roma,  ha detto che per cambiare un’azienda bisogna “distruggere, colpire platealmente, provocare malessere e sofferenza” perché il personale deve avere paura. Qualcosa un po’ simile al “colpirne uno per educarne cento”…

Non è la sola scuola di pensiero della spesso discutibile managerialità italiana, ovviamente, ma deve essere quella che si intende applicare alla Rai. I costi economici di tutto questo saranno enormi, leggeremo giorno dopo giorno di cause vinte e risarcimenti milionari, almeno finchè non cambieranno anche le più normali leggi a tutela di chi lavora. E questo significa danno erariale nei confronti dei cittadini che pagano il canone.

E intanto nei confronti della Rai non interverrà più la corte dei conti, perché il governo ha deciso che è meglio affidare tutto alla magistratura ordinaria, i cui tempi – è un cavallo di battaglia del presidente del consiglio – sono incredibilmente lunghi. Senza contare che alla magistratura si potrà rivolgere solo il vertice aziendale che ha provocato proprio quel danno, come a dire che i responsabili dovranno autoaccusarsi!


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