“Illuminare le periferie”. Dal convegno di Articolo21 appunti per una riflessione comune sui media

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Qual è la nostra capacità di raccontare le periferie? La domanda messa sul tavolo dal direttore di Rai3 Andrea Vianello durante l’incontro a porte chiuse avvenuto in una delle magnifiche sale della basilica di San Francesco ad Assisi ha dato vita a riflessioni che, durante il convegno di Articolo21, sono state più volte affrontate e discusse. E il ruolo della comunicazione ha fatto da padrone durante i tanti interventi che si sono susseguiti anche nella giornata di sabato.

Per padre Mauro Gambetti, custode della Basilica “Siamo dentro una congiuntura storica epocale dove la comunicazione può giocare un ruolo importante. La percezione è che vengano seguiti gli stereotipi invece di fare un passo in avanti verso la fraternità universale. Rimane da costruire un mondo giusto, una realtà in cui ci si possa incontrare senza divorarsi. E in una realtà senza confini gioca un ruolo importante la comunicazione che non deve prestare il fianco alla violenza e al terrorismo. Si deve capire che c’è tutto un mondo che viene oscurato, che potrebbe al contrario essere “incontrato”. Le periferie sono dentro la realtà italiana e dentro di noi”.

A Padre Mauro, fa eco Andrea Vianello che sottolinea come siano da illuminare “le periferie dei palinsesti”. “La bravura sta nel riuscire a sposare temi complessi ed illuminarli con la propria capacità di racconto. Dobbiamo tener presente delle periferie della nostra vita privata, la voglia di tenerezza, la voglia di un tv dell’empatia”.

Tener conto delle persone e non dello share, uscire dalla logica della conta matematica, ma come farlo, come sottolinea Giovanni Anversa, autore e conduttore di diversi programmi su Rai3 dedicati alle tematiche sociali e alla solidarietà, con l’attuale governance?  C’è una produzione vasta di video e filmati fatti dalle associazioni, vogliamo costruire una specie di vetrina, uno spazio aperto dove tutte le produzioni delle associazioni,  selezionandole su criteri di qualità, e che possano essere mostrate al grande pubblico. Con una novità di linguaggi che possa dare al pubblico una comunicazione sociale ma raccogliendo la pluralità delle voci. Dare voce e non solo luce ad un mondo straordinario.”

Un luogo, quindi, dove far parlare le idee e le buone pratiche. Ed è proprio il portavoce di Articolo 21, Beppe Giulietti, ad individuarlo e lanciarlo: “Dobbiamo creare una piattaforma, un sito dei siti. Quando Papa Francesco dice che il tema centrale è illuminare le periferie vuol dire che se io non rispondo metto a rischio quel pezzo di mondo. Se io escludo la rappresentazione di Scampia sto cancellando una realtà. Iniziamo con dare vita a corsi che coinvolgano tutti gli organismi legati al mondo dei giornalisti (Ordine, organizzazioni sindacali ecc…) per introdurre moduli formativi che seguano queste linee: quali sono le periferie cancellate, quali sono i temi da illuminare, quali sono le tecniche da usare”.

E parlando del concorso presentato da Renato Parascandolo al quale hanno già aderito molti licei romani, che chiede di redigere un tema di alcune righe dal titolo “La nuova carta d’identità del servizio pubblico”, Giulietti dà appuntamento ad Assisi per il prossimo giugno per “far conoscere e vedere come queste esperienze possano essere messe in rete. I frati si sono resi disponibili ad essere il punto di riferimento per organizzare ad Assisi l’appuntamento che si dovrebbe tenere intorno a giugno. Illuminiamo questi lavori per poterli poi trasmettere su reti nazionali”.

Ed oltre all’appuntamento ad Assisi, arriva anche, da parte dei frati francescani, l’adesione alla costruzione di una piattaforma delle idee. “Collaboriamo a questa piattaforma “il sito dei siti”, dove poter mettere insieme le idee e le buone pratiche. – sottolinea Padre Mauro Gambetti –  Le ragioni della nostra adesione sono dentro questo slogan, “Illuminare le periferie. Di solito si guarda molto alle periferie che devono essere visibili ma devono essere affrontate anche quelle esistenziali, le povertà, la crisi, che hanno come interesse tutto ciò che appartiene all’umano, guardare al verbo e agli atteggiamenti che accompagnano questo verbo”.

Ma la realtà ci parla di numeri che fanno rabbrividire. Ce li racconta Riccardo Noury con un bellissimo  corto al quale ha dato la voce Alessandro Gasmann mentre i testi sono di Erri De Luca e le musiche del gruppo salentino A ’musica. In 10 anni i servizi messi in campo dai vari media sulle crisi dimenticate sono passati dal 16% al 2%. Altri numeri? Il 10% delle persone mangiano il 97% del cibo disponibile. Ogni anno vengono ammazzate dalle 30 alle 50mila persone.” Io non vorrei essere apocalittico  – denuncia Renato Parascandolo – ma in un Paese dove  l’88% vede solo la tv, metà di cittadini hanno solo la V elementare, ci sono milioni e milioni di italiani che vedono la televisione oltre 10 ore al giorno, solo il 6% legge dei libri, non sono le periferie a dover essere illuminate, è il mondo intero ad essere all’oscuro. Ricordiamo che quando guardiamo la Tv stiamo producendo valore perché siamo un telespettatore in più. La qualità di un prodotto non ha nulla a che fare con il prodotto  ma con il numero di telespettatori”.

Una qualità del prodotto che viene ancora una volta da chi questo “mestiere” sa indirizzarlo verso mete e progetti “Illuminati”. “Stiamo partendo con il bando della IV edizione del premio Ilaria Alpi e premio Morrione. – racconta Mara Filippi Morrione –  Quest’anno i tre soggetti scelti sono: “Anello di fumo” che tratta il tema della  raccolta di rifiuti tossici all’interno di Roma, scandalo denunciato dai ragazzi stessi che per ben 69 volte hanno assistito e filmato  quanto stava succedendo, il secondo è stato girato da un ragazzo che facendo un giro per l’Europa a piedi è andato ad indagare su come la comunità europea permetta contratti a capestro tipo camionisti italiani reclutati in Romania con contratti rumeni, il terzo è stato girato dai ragazzi che hanno deciso di fare i giornalisti in rete in Egitto ed hanno prodotto un’inchiesta sul trafugamento di reperti archeologici in Egitto verso l’Italia”.

Inchieste che a volte hanno bisogno di documenti, di carte contenute in preziosi archivi spesso secretati. Ecco allora arrivare in loro e in nostro aiuto Benedetta Tobagi che dopo aver dato vita, in un piccolo paese in provincia di Roma, Oriolo Romano, all’”Archivio per non dimenticare”, lancia il portale www.fontitaliarepubbliccana.it dove si potranno trovare tutti i documenti mai visti o potuti vedere e dice: “Rendiamo disponibile tutti gli atti, le sentenze, i documenti che riguardano il nostro Paese,  dalle stragi alla P2 perché tutti devono sapere e confrontarsi. Una delle cose più difficili della ricerca è stato l’enorme senso di frustrazione di fronte alle cose oscure che ci circondano adesso e in passato, un senso di soffocamento, ad un certo punto c’è un tac e senti e credi di fare luce, è come mettere una goccia dentro il microscopio e vedi tutti i micro organismi che ci sono dentro,  allora ragazzi non fatevi mai sopraffare dal senso di quello che non si può fare o non si deve fare…e l’effetto è una valanga che può sorprendere anche voi”.

Ed una sorpresa arriva dai ragazzi che hanno aderito al concorso, promosso nelle scuole, “Una nuova carta d’identità per il servizio pubblico”. “I ragazzi che vivono nelle periferie del mondo sono lasciati soli. Non devono invece essere lasciati soli.  – denuncia uno dei ragazzi dell’IT di Senigallia presenti all’incontro, prendendo ad esempio il fatto di cronaca che ha visto Vincenzo, un adolescente, vittima di uno stupro di gruppo  – L’ignoranza e la solitudine portano a dire che la violenza su un essere umano è solo un gioco. Don Tonino Palmese prete anti camorra ha detto ” Su Vincenzo al di la delle sofferenze personali che ha subito, la storia racconta di uno spaccato di una gioventù che vive nel buio”.

Un buio che spetta anche al nostro servizio pubblico illuminare. Per Eleonora Vasques del Liceo Mamiani di Roma: “Bisogna creare nuovi sistemi tecnologici e competitivi, bisogna riuscire a rendere la Rai competitiva, implementazione è il termine esatto che non a caso ho trovato su internet. La Rai deve tener conto della globalizzazione perché la nostra realtà non è nazionale ma sovra nazionale, tradurre articoli, video e in più lingue vedi la BBC. La Rai non deve essere influenzata dai partiti. L’appello che lancio è di partecipare a questo concorso, per capire come possiamo cambiare questo servizio pubblico; i giovani non stanno solo davanti ai telefonini o ai video giochi ma siamo quelli che vogliono discutere e cambiare.”
Che riescano le nuove generazioni ad illuminare le periferie della Rai?


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