Catania, aggredito giornalista Luciano Bruno. E ora tutti al Palazzo di Cemento per manifestare il nostro sdegno contro la mafia

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Due giorni fa a Librino, enorme periferia sud di Catania, Luciano Bruno (nella foto) è stato avvicinato, minacciato e barbaramente picchiato da un gruppo di sei uomini mentre scattava fotografie al cosiddetto “Palazzo di Cemento”, una struttura al centro del quartiere usata dalla mafia come centrale dello spaccio, la più importante e “produttiva” della città (e forse della Sicilia Orientale) attorno alla quale si sviluppa un business gigantesco di milioni di euro al mese. Un fortino inespugnabile, ben difeso da uomini armati e sorvegliato da “sentinelle”, in genere carusi (ragazzini) reclutati dai mafiosi per pochi euro al giorno che hanno il compito di avvertire i mafiosi dell’arrivo di forze dell’ordine o di altri soggetti considerati una minaccia per il regolare svolgimento delle attività illecite. “Ostili” come Luciano, appunto, cui i mafiosi hanno puntato contro una pistola, rotto un dente e infine nominato, a mò di avvertimento, i suoi familiari (Luciano è cresciuto a Librino).
Luciano è un attore teatrale e un giornalista, collabora con “I Siciliani Nuovi”, Era lì per raccontare quella periferia, come lui stesso spiega in una nota diffusa oggi sul suo profilo Facebook in cui ringrazia i tanti cittadini che in questi giorni gli hanno manifestato solidarietà. Scrive Luciano: “Le foto che ero andato a scattare ieri mattina servivano proprio a questo, a far vedere quello che io ho visto per una vita intera attraverso i miei occhi. Ed invece me lo hanno portato via con violenza, questo sguardo, insieme ad un dente. Ho letto tutte le vostre testimonianze e mi sento circondato dalla stima e dall’affetto che mi avete mostrato. Grazie ad ognuno di voi per la solidarieta’. Di cuore”.
Tanti, tantissimi sono stati i messaggi di solidarietà giunti a Luciano in questi due giorni ai quali aggiungo anche il mio. Ma non basta. Serve reagire. Serve far capire alla mafia di Librino che Luciano non è solo e che se toccano lui toccano tutti. Ed è per questo che mi permetto di lanciare una proposta: nei prossimi giorni (decidiamo assieme, ma presto!) rechiamoci tutti assieme al Palazzo di Cemento per manifestare il nostro sdegno proprio di fronte a loro, ai mafiosi che ci guardano dall’interno del fortino. Proviamo a restituire a Luciano le sue agibilità di giornalista e cittadino. Proviamo a restituirgli lo sguardo che la violenza mafiosa gli ha portato via.


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