Made in Italy (di Gio Rosi)

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Non saprai il vero nome dell’Autore di questa inchiesta; ma saprai che quello che racconta è tutto vero, perché lo ha visto, lo ha vissuto, ha collaborato, ha incontrato, ha parlato con le persone che realizzano e rappresentano il Made in Italy
La schiavitù esiste ancora, nelle fabbriche cinesi ma anche nel cuore della
vecchia Europa. Gli schiavi del terzo millennio non sono servi della gleba,
né prigionieri dei gulag staliniani: sono lavoratori della moda, di
un’industria che confeziona lussuosi capi di abbigliamento per le vetrine
delle nostre eleganti boutique. Sono esseri umani immolati sull’altare del
capitalismo globalizzato, costretti dalla miseria a lavorare senza diritti,
senza tutele, senza le minime libertà. Solo perché la loro forza lavoro
costa meno di quella italiana, perché hanno avuto la sfortuna di nascere in
nazioni ancora lontane dal potersi definire democratiche, e perché qualcun
altro possa arricchirsi velocemente. Ma la responsabilità di questo sistema
non è solo dei loro compatrioti aguzzini, bensì di molti stilisti e manager
della moda italiana.

«Made in Italy» racconta un mondo di intollerabile miseria e sopraffazione,
e lo fa con completa cognizione di causa, poiché l’autore (che scrive, come
è ovvio, sotto pseudonimo) lavora da anni in questo settore, ha conosciuto
carnefici e vittime, ha visto con i propri occhi gli squallidi luoghi in cui
si produce gran parte del nostro lusso. Con l’indignazione di un
pamphlettista, il talento di un inviato, il gusto del racconto di un
romanziere, Giò Rosi ci accompagna nelle fabbriche di uno Stato fantasma
fondato sull’illegalità chiamato Transnistria, poi in Romania (dove, se i
cittadini rumeni pretendono troppo, si possono sempre importare operai dalle
zone più povere dell’Asia), poi ancora in una prigione bulgara convertita in
fabbrica senza che si noti troppo la differenza, e in molti altri luoghi
ancora.

Dopo aver letto questo libro, sarà più difficile comprare certi costosi capi
«firmati» facendo finta di niente. Alla ribellione morale si aggiungerà
l’amara consapevolezza che questo vergognoso mercato di esseri umani non
solo favorisce i calcoli di imprenditori senza scrupoli, ma danneggia
l’intera industria italiana e il consumatore, convinto di pagare artigianato
di valore mentre compra merce scadente. Sotto la griffe si nasconde l’antica
realtà dell’avidità umana.

Questo è un libro “difficile” perché mette sotto accusa il mondo della moda
italiana, il nostro Made in Italy. L’autore lavora da moltissimo tempo nel
campo dell’alta moda, e ai più alti livelli, e dopo anni in cui ha visto di
tutto ha deciso di “vuotare il sacco”. Quello che racconta è impressionante
non solo per la portata, la dimensione, la ramificazione, ma soprattutto per
il fatto che si tratta di un fenomeno del tutto ignoto e ignorato, di un
mondo sconosciuto, che sembra irreale. È un atto d’accusa, un pugno nello
stomaco. Un reportage scritto con un linguaggio schietto, accorato, aperto,
con una passione che mostra l’urgenza sentita nel dover raccontare.
Raccontare una sequela di episodi raccapriccianti per la loro brutalità
semplice, ordinaria, disumana…

Made in Italy- di Gio Rosi
Lindau editore


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