“Come é profondo il mare… come é profondo il mare …. “

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Lo spettacolo comincia con le parole del testo della famosa canzone di Lucio Dalla recitate da giovanissimi attori cantanti e ballerini che mettono in scena uno dei più tragici naufragi avvenuti alla porta d’Europa: quello del 3 ottobre del 2013 quando davanti Lampedusa un barcone con oltre 500 persone a bordo si ribalta e in 368 muoiono annegati .
Subito ti vengono i brividi guardando i volti giovani di questi ragazzi che entrano letteralmente nei panni delle persone migranti costrette ad un viaggio dal duplice esito: una vita migliore o la morte.

Il titolo di questo lavoro é  “Sotto lo stesso cielo” . Portato in scena dalla Marconi School Musical di Pesaro, nasce da una delle iniziative del Comitato3Ottobre e del Miur per sensibilizzare sul tema della migrazione ed é realizzato  da studenti e professori, con le musiche originali di Emanuele Lenore, Bartolomeo Giunti, Felipe Solari e il contributo di Davide Pascucci, Lorenzo Giagnolini,Matteo Benocci: regia di Paola Galassi con “il prof” Marco De Carolis.
In scena in Italia, ora valica i confini per raggiungere diversi paesi europei  dove il Comitato3Ottobre organizza convegni internazionali sul tema delle migrazioni raggruppando centinaia e centinaia di giovani provenienti da scuole italiane e straniere che dialogano con giornalisti, scrittori, esperti in materia e testimoni diretti. Mentre attraverso l’arte del musical si mette in scena il dramma delle migrazioni.

“In sotto lo stesso cielo” si  ricostruisce con forte drammaticità una storia che ancora oggi purtroppo si ripete spesso nell’indifferenza generale. Ma non in quella di questi ragazzi che fanno arrivare senza sconti tutta la loro rabbia e indignazione .

Tutto é cominciato a Lampedusa dove le scuole selezionate ogni anno si riuniscono per partecipare alle iniziative del 3Ottobre . Lí incontrano i sopravvissuti e i parenti delle vittime di quello e di altri naufragi. È questo contatto diretto con i protagonisti di questo dramma senza fine che ha cambiato la percezione di questi ragazzi verso il fenomeno migratorio.

“Abbiamo toccato con mano una realtà che prima noi vivevamo da lontano attraverso i racconti freddi letti sui giornali o visti in tv – mi dice Asia – Siamo stati con loro, abbiamo ascoltato le loro storie, abbiamo pianto con loro e ora quando interpreto mi sento uno di loro “

Bartolomeo dice di essersi sentito messo a nudo sul palco. “Con il mio corpo e le mie parole ho generato una realtà e ho provato la sofferenza, tanta sofferenza, mettendomi nei panni i queste persone. Sono convinto che questo possa essere utile a portare avanti un messaggio e chissà, forse a creare un mondo migliore”.
Emanuele invece vuole ringraziare gli insegnanti che li hanno aiutati a capire e poi a indirizzare il tutto nella divulgazione attraverso l’arte.
Tra gli studenti arrivati nella due giorni di Madrid anche alcuni lampedusani del Pirandello, unico istituto dell’isola. Alcuni sono figli o parenti di quei pescatori che ancora oggi rischiano di vedere sequestrato il loro peschereccio e di avere altre conseguenze penali se salvano i migranti in mare o che si avvicinano all’isola stremati sui barconi.

“E’ emozionante vedere gli stessi studenti incontrati a Lampedusa insieme agli altri  a Madrid. Il nostro obiettivo è ampliare il loro sguardo sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione. Non si può cancellare il passato ma possiamo fare in modo che non capiti più” dice Tareke Brhane, presidente del Comitato 3Ottobre, dopo aver raccontato la sua storia di migrante arrivato anche lui su un barcone nel 2005, davanti a 300 studenti in sala e altre centinaia collegati da sei paesi UE e due extra UE.

Girare per le scuole, parlare con i ragazzi, sentire le loro richieste di aiuto per comprendere cose che non sempre sono chiare ai più giovani, condividere con loro il nostro bagaglio di esperienza sul campo é un modo per andare oltre una narrazione asettica.  Ed e cosi che il nostro lavoro, uscendo dal mero racconto della fredda cronaca, diventa altro: diventa Storia.


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