Anche stavolta parteciperò alla Marcia della Pace Perugia-Assisi. L’ho fatto tante volte, fin dai tempi della FGCI. Poi, negli anni, con i figli piccoli, figli di noi che stavamo diventando ex-giovani, senza mai dimenticare passione politica e ideale. Ed è stato bello, in tanti anni, vedere come il messaggio e l’idea di Capitini si fondessero in occhi, facce, teste e cuori in cammino verso la Rocca. Uomini e donne che si confondevano in tante bandiere e in tanti cortei multicolorati ( che belle le manifestazioni che non sono monocolori!). Aldo Capitini, certo, e la sua laica religiosità. Ma anche naturalmente, il bisogno di tante altre forze non violente, laiche, cattoliche, di altre fedi religiose, di forze di sinistra, di fondersi, di unire le loro speranze.
Fin dalla prima edizione, nel 1961, intensi furono il dialogo con Capitini e l’adesione e di uomini della Sinistra come Ingrao e Lombardo Radice, di intellettuali diversi come Calvino, Arpino, Jemolo, Piovene, Guttuso…E c’è lo straordinario valore simbolico di Assisi, il messaggio Francescano sempre più attuale in questo tempo egoista e straziato.
Negli anni, Assisi è stata il luogo dal quale sono partiti verso il mondo messaggi indelebili: su tutti quello di Giovanni Paolo II nel 1986 insieme ai rappresentanti delle religioni monoteiste e mondiali. Tra le tante edizioni cui ho preso parte ne ricordo una, il 9 ottobre 1983. Più piccola ( anche nel percorso, da Santa Maria degli Angeli ad Assisi ) e perché organizzata da un partito, il PCI. Ma molto significativa, perché la guidò Enrico Berlinguer e perché il Segretario ( accompagnato tra gli altri da dirigenti umbri del PCI come Carnieri, Ghirelli, Marri) fu accolto nel Sacro Convento dai Frati francescani. Era la prima volta che un segretario dei comunisti italiani varcava la soglia di quel luogo di accoglienza, dialogo, fratellanza. Nel quale i simboli di parte, ieri come oggi, si scolorano, per fondersi in più colori. Quelli dell’Arcobaleno della Pace.
La Marcia di quest’anno giunge mentre il mondo ha aperto il cuore alla speranza.
Tutti abbiamo sotto gli occhi i terribili eccidi di civili, di bambini, che il Governo criminale di Nethaniau ha compiuto, dopo il massacro antisemita e terroristico di Hamas del 7 Ottobre. Ma abbiamo sotto gli occhi anche la gioia di quelle persone che festeggiavano la fine dei bombardamenti a Gaza e in Israele. E tifiamo perché l’accordo sia vero, duraturo. E perché significhi la creazione di uno Stato palestinese, libero dal giogo di Hamas e di uno Stato di Israele che si liberi da quello della destra estrema e di Nethaniau. Sì, due popoli e due Stati, come sperano tutti coloro che hanno a cuore la Pace e il rispetto dei diritti umani. Le straordinarie manifestazioni nelle piazze di tutto il mondo, in quelle italiane hanno dato un contributo importante per premere per il raggiungimento dell’accordo. E anche il messaggio globale della Flotilla è stato rilevante. Sbaglia molto chi – come la Meloni e le destre – sbeffeggia giovani e persone che scendono in piazza per un ideale o lavoratori che perdono un giorno di paga per dei valori. Preferirebbero giovani chiusi in casa nelle loro solitudini davanti agli smartphone cittadini prigionieri dell’individualismo. Non è così: ci sono segnali forti e incoraggianti di una società in movimento, che in modi diversi da quelli che abbiamo pensato noi vogliono cambiare in meglio il mondo. E a nessuno può essere consentito “sporcare” grandi manifestazioni pacifiche con atti di violenza e di odio. Atti estranei, nemici delle stesse mobilitazioni.
Io, personalmente, sarò alla Marcia – che sarà bellissima – per queste speranze, perché la Palestina trovi finalmente Pace. Anche ricordando i tanti giornalisti, reporter di guerra caduti sul campo, uccisi a Gaza, come Articolo 21 non si stanca di ricordare.
E perché una pace giusta la trovi anche l’Ucraina invasa dalla Russia di Putin. Perché tutti noi si riesca ad accendere fari su guerre che, come accaduto a Gaza, stanno provocando centinaia di migliaia di morti civili, di bambini. La televisione e gli Smartphone non ce li fanno vedere. È come non ci fossero. Ma ci sono. E un mondo senza guerre potrà essere anche un mondo con meno armi, più giustizia e meno diseguaglianze, più rispetto per l”ambiente, per i diritti umani e civili. Per uno sviluppo, per dirla con Pasolini, che sia anche Progresso.
