È sempre difficile individuare punti di convergenza con le ardite tesi che “Libero” si sforza di offrire quotidianamente ai pochi lettori paganti, senza per questo rinunciare al legittimo contributo pubblico diretto (5 milioni e 407 mila euro nel 2023 di aiutini di stato). Il giornale ha l’ambizione di essere una testata “corsara” (ahia, ancora Pasolini…) anche a destra e non risparmia nessuno, neanche sé stessa… e giù colpi con la clava come se non ci fosse un domani: la titolazione spregiudicata e “vivace” ne ha fatto esempio di scuola giornalistica da non seguire.
Amichettismo, una debolezza da cui “Libero” (da chi? Da che?) è esente: nessun conflitto di interesse tra editoria e sanità pubblica/privata e soprattutto una gerenza immacolata, laddove nessun responsabile ha avuto trascorsi politici di primo piano…
Comunque, spulciando con pazienza il giornale, una affermazione su cui siamo pienamente d’accordo l’abbiamo finalmente trovata:
“…. Articolo 21, associazione che non guarda a destra neanche quando attraversa la strada”.
Così scriveva Alessandro Gonzato su “Libero” del 3 dicembre 2023. Gli diamo ragione: siamo testardi come muli, indossiamo orgogliosamente i paraocchi dell’antifascismo, e confessiamo di avere qualche problema muscolare al collo che ci impedisce di girarci verso destra. Sempre ed a prescindere…. Attraversiamo la strada senza darci pena di quanti invece dovrebbero vergognarsi.