Il processo nei confronti di sette giornalisti indipendenti dell’Azerbaigian si è concluso il 20 giugno come peggio non si poteva immaginare.
Il 20 giugno la Corte d’assise della capitale Baku ha condannato Ulvi Hasanli, Sevinc Vagifgizi, Hafiz Babaly, Nargiz Absalamova, Elnara Gasymova e Muhammad Kekalov – sei giornalisti del portale indipendente Abzas Media – e il corrispondente di Radio Free Europe Farid Mahralizade a pene da sette anni e mezzo a nove anni di carcere per accuse del tutto inventate di “traffico di valuta straniera”, “riciclaggio”, “evasione fiscale” e “falsificazione di documenti”.
Amnesty International e le organizzazioni per la libertà di stampa ritengono che il verdetto sia stato una rappresaglia giudiziaria per le inchieste di Abzas Media sulla corruzione all’interno della famiglia e delle persone più vicine al presidente Ilham Aliyev, anche riguardo alla ricostruzione post-conflitto della regione del Nagorno-Karabakh e a comportamenti illeciti che hanno favorito aziende vicine al potere.
Nel corso del processo, gli avvocati difensori hanno invano denunciato pressioni su testimoni costretti a ritrattare precedenti dichiarazioni, assenza di prove concrete e maltrattamenti ai danni degli imputati.
I giornalisti in carcere in Azerbaigian sono attualmente 25, il più alto numero registrato da quando nel 2001 il paese è entrato a far parte del Consiglio d’Europa. Uno degli ultimi a essere stato arrestato, il 7 maggio, è Ulviyya Ali, collaboratore di Voice of America.
(Nella foto il dittatore Ilham Aliyev)