Era tutto vero: il dl sicurezza sopprime il dissenso. E’ successo a Bologna

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Nella terra che diede i natali a Giuseppe Massarenti, la provincia di Bologna, dove, grazie al politico e sindacalista emiliano nacquero le proteste dei mezzadri, i primi scioperi e, sempre grazie a Massarenti e alle loro proteste i contadini trattarono direttamente con il capo del Governo Giovanni Giolitti, vincendo la vertenza che li vedeva contrapposti ai grandi proprietari terrieri. A Bologna e dintorni, dopo lo sciopero indetto dai metalmeccanici, oltre diecimila lavoratori, venerdì 20 giugno, hanno protestato per le vie della città raggiungendo e bloccando per circa un’ora il traffico sulla tangenziale, ricevendo da molti automobilisti, nonostante il disagio, applausi di solidarietà. Da un anno le tute blu attendono il rinnovo del contratto, sul piatto della trattativa un aumento di 27 Euro al mese considerato troppo poco dai sindacati di categoria. I metalmeccanici, come allora i mezzadri decisero di lottare per i loro diritti, per questo Massarenti fu arrestato, hanno deciso di sfidare il Decreto Sicurezza voluto dal Governo Meloni, decreto che ha reintrodotto il reato depenalizzato nel 1999, oggi si lotta per il rinnovo del contratto e a difesa della democrazia. La Questura di Bologna, mentre i metalmeccanici stavano ancora protestano, ha annunciato che “i dimostranti verranno denunciati penalmente” proprio alla luce della normativa introdotta dal Decreto perché il corteo, organizzato dai sindacati GCIL, CISL e UIL, ha deviato dal percorso concordato con le autorità raggiungendo la Tangenziale in direzione San Lazzaro. Il Decreto rappresenta “una morsa repressiva” voluta da un Governo di destra destra, contenente norme liberticide. La protesta è un diritto dei lavoratori come sta scritto sulla Costituzione. La Questura, a seguito delle tante proteste, avrebbe fatto un passo indietro passando la palla al pm di turno che valuterà gli eventuali comportamenti penalmente rilevanti. Come sempre accade. L’associazione Articolo 21 si è immediatamente schierata con i lavoratori appellandosi ai 257 giuristi in rappresentanza di tutte le università italiane, coordinati da Roberto Zaccaria, Gustavo Zagrebelsky, Paolo Maddalena, Roberta Calvano e altri, che immediatamente dopo la pubblicazione del Dl Sicurezza hanno lanciato un appello dimostrando che ciò che la presidente Meloni ha voluto: “Scardina alcuni cardini dello Stato di diritto sanciti dagli articoli 13, 17, 25, 72 e 77 della Costituzione”.  Al professor Roberto Zaccaria e ai suoi colleghi chiediamo di indicarci cosa si può fare per tutelare i diritti dei lavoratori alla luce di quanto è accaduto e, soprattutto quali sono gli atti da compiere in loro difesa perché quello che sta accadendo a Bologna, alle tute blu, sarà solo l’inizio.


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